Il titolo a lettere cubitali de “laRegione” del 23 luglio 2024 (pagina 2) è di quelli che mi fanno sobbalzare. “Da vicepresidente imbranata a ultima speranza democratica” scrive il giornalista. Indipendentemente da qualsiasi credo politico, da tematiche di genere o di difesa della capacità politica di Kamala Harris, questa grossolana qualifica non è degna di un giornale che si rispetti. Può tutt’al più trovare posto nella squallida lingua dei social. Certo so che il vocabolario comprende questo aggettivo che applica ai goffi, agli incapaci e inesperti, ma per questo non lo redime dalla sua brutalità. Rinuncio a entrare in merito all’articolo come tale, notando comunque che l’autore attinge parecchio dai social nel caratterizzare Harris, sulla falsariga della sua presunta incapacità. Intendo però accennare al passaggio nel quale il giornalista puntualizza l’atteggiamento della vicepresidente Harris che nella campagna di Biden “con disciplina robotica, o ammirevole patriottismo, ha in sostanza operato a gettone facendo la donna quando c’era da parlare di aborto, l’afroamericana per celebrare Juneteenth, l’indiana per corteggiare quella minoranza, ed è in sostanza scomparsa dal dibattito sull’economia, la crescita e la politica estera, cioè i temi che giocoforza dovranno essere la colonna vertebrale della sua campagna presidenziale.” Cito questo passaggio per evidenziare un luogo comune assai diffuso. A parte il fatto che i temi privilegiati da Harris possano essere più congeniali a una donna, corrisponde semplicemente al ruolo di una vicepresidente lasciare, in campagna elettorale, la parte più importante – quella che il giornalista definisce la colonna vertebrale della campagna presidenziale – al presidente stesso. Ciò che in quel momento era Biden e non Harris. Quindi il comportamento di Harris, in quel momento, è stato unicamente la giusta emanazione di un ruolo: quello di una vicepresidente consapevole delle sue competenze e del rispetto che deve a quelle dell’altro, in questo caso Biden. Credo che, se già si vogliono giudicare le azioni dei politici, si dovrebbe avere maggior conoscenza e considerazione del ruolo che essi ricoprono. Come sindaca non mi posso comportare come parlamentare e men’ che meno posso comportarmi come cittadina non investita di autorità. Che il ruolo possa farti apparire quello che non sei e anche farti soffrire è un dato di fatto che non merita però né insulti, né mancanza di rispetto.