Sbagliata la decisione unilaterale delle Ffs: cancella una struttura di confronto che va ben oltre il partenariato sociale
Gli operai delle Officine hanno buona memoria e non si fidano delle Ffs. La disdetta unilaterale della Piattaforma di discussione non è per niente piaciuta alle maestranze che hanno partecipato in massa all’assemblea convocata dalla Commissione del personale negli scorsi giorni. Il tempo passa, ma gli operai delle Officine non si sono dimenticati dello sciopero del 2008. Chi ha iniziato a lavorare dopo lo sciopero, ancora oggi trova le bandiere rosse di ‘Giù le mani dalle Officine’ nei reparti e qualcuno della vecchia guardia che spiega loro il significato di questo simbolo.
La memoria di molti però non è focalizzata unicamente sul 2008, ma pure sul marzo 2007, ossia un anno prima dello sciopero. Fu proprio tra fine marzo e inizio aprile 2007 che l’allora direzione di Ffs Cargo comunicò a operai, sindacati e politica ticinese un importante investimento di 30 milioni di franchi per modernizzare lo stabilimento industriale cittadino, investimento però accompagnato da un taglio di 70 posti di lavoro da attuare nell’arco di tre anni, in primo luogo tramite la fluttuazione naturale del personale e pensionamenti. Perciò 25 persone furono trasferite all’interno delle Ffs al “riorientamento professionale e lavoro”. Tutto questo confermando il ruolo strategico delle Officine di Bellinzona per l’azienda. Insomma: la promessa di un futuro certo e garantito. Una promessa che ingannò, oltre che la politica ticinese, pure i sindacati contrattuali che ci credettero e cercarono di limitare i danni sui tagli, accompagnando i colleghi nel processo di ricerca di un nuovo sbocco professionale.
Allora, come giovane segretario sindacale, incontrai l’ex direttore Daniel Nordmann sul marciapiede della stazione di Berna, dove gli dissi che i tagli di posti di lavoro non vanno bene per un’azienda che crede nel proprio futuro. Nordmann andò su tutte le furie aggredendomi verbalmente e accusandomi di non capire i buoni propositi dell’azienda. I buoni propositi dell’azienda si concretizzarono però un anno dopo, quando le Ffs annunciarono la fine delle Officine di Bellinzona. Che fine avevano fatto le promesse di un futuro assicurato? Tutto il resto è Storia. Un Cantone intero si scatenò e si mobilitò in difesa delle Officine. Un Cantone intero ne aveva abbastanza di farsi prendere in giro da chi gestiva le ex regie federali – Ffs, Posta e Militare –: troppi i posti di lavoro persi in Ticino.
Le Officine però non andavano toccate. No, lì no! Lì la resistenza e il sindacato ferroviario erano nati quando le ferrovie si svilupparono in Ticino alla fine dell’Ottocento. L’idea di cancellarle come se nulla fosse, da parte di un direttore giunto dalla Germania che non conosceva la storia e che per sfortuna sua nessuno gli aveva spiegato, è stata prontamente contrastata con il lungo sciopero che diede giustizia agli operai e che portò alla creazione della Piattaforma di dialogo. Importantissima! Una struttura di confronto ben oltre il partenariato sociale. Una Piattaforma di dialogo che ora le Ffs hanno cancellato con un colpo di spugna, quando in gioco ci sono ancora tanti posti di lavoro e una nuova Officina a Castione dove finora non è ancora stato piantato un chiodo. No, decisamente questa Piattaforma di dialogo non va soppressa. A chi se ne fosse dimenticato, la Storia dovrebbe ricordarlo.