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L’umanità può ancora prevalere

(Keystone)

Mio marito è Toto il cane. O Globi il pappagallo. Nel mondo del nostro giovanissimo figlio, mio marito è quasi un personaggio di finzione che vive per lo più su uno schermo. Mio marito è stato un prigioniero politico del Cremlino, condannato con accuse inventate e poi liberato durante uno scambio di prigionieri. Tuttavia, non può tornare a casa perché da un decennio la sua patria è sotto l'occupazione russa. È un soldato delle Forze Armate dell'Ucraina (per noi, la sua famiglia, questo significa giorni e giorni in cui non si fa sentire e non sappiamo se è vivo). Al di là di questi ruoli difficili, mio marito è un regista. Uno degli ultimi viaggi che abbiamo fatto insieme, prima dell'invasione, è stato a Lugano, in Svizzera. Un suo film veniva proiettato durante un festival cinematografico dedicato ai diritti umani.

Qui, in Ucraina, conosciamo molto bene i diritti e cosa significa quando ci vengono negati. L'Ucraina ha una società civile che non perde la sua forza nemmeno confrontata a una terribile guerra. Abbiamo però dovuto imparare che, quando si tratta di diritti, ogni "nuovo minimo" finisce per diventare la "normalità".

La guerra della Russia contro l'Ucraina va avanti dal 2014: occupazione militare, bombardamenti, torture, deportazioni. Inizialmente siamo stati bombardati "solo" con i Grad (sistema lanciamissili russo dotato di 40 razzi). C'erano ancora luoghi sicuri in Ucraina. Non abbiamo costruito scuole sotterranee. Non volevamo credere che le cose sarebbero peggiorate. Eppure, è successo. Bombe aeree, missili a lungo raggio e droni suicidi sono diventati parte della nostra vita, così come i blackout. Dall’inizio della guerra su larga scala non ho più voglia di guardare documentari sui diritti umani. Allora ho rivisto un film che probabilmente conoscete anche voi, ‘La vita è bella’. Illustra perfettamente ciò che, come madre di due figli, provo quotidianamente sotto i bombardamenti russi. Nel film, un padre e un figlio sono in un campo di concentramento. Con tutte le sue forze, il padre cerca di mostrare al figlio che va tutto bene, che è tutto normale.

Siete adulti, quindi a voi lo posso dire – come madre, come moglie di un militare, come membro del movimento ucraino per i diritti umani. Questo. Non. È. Normale.

Vediamo che l'ordine internazionale basato sulle regole non funziona più. Le regole del gioco non sono determinate da meccanismi giuridici, ma da Stati con una maggior forza militare. La realpolitik prevale sul diritto internazionale, sugli obblighi in materia di diritti umani e sui bisogni delle molte vittime della guerra. Nelle loro discussioni, i diplomatici tendono a dimenticare che la pace in Ucraina non riguarda solo la fine dell'aggressione russa. In gioco c’è l’esistenza stessa dei diritti umani. Oggi, queste considerazioni vengono spesso messe da parte come "troppo idealistiche". Non lo sono. Il primo Summit sulla Pace in Ucraina, che riunirà Paesi di tutti i continenti, è la nostra speranza. La speranza è uno dei pochi diritti umani di cui noi ucraini godiamo ancora pienamente. Spero che la comunità internazionale trovi la forza sufficiente per ricordare qual è la vera ‘normalità’. E che si impegni a ripristinarla.

Per salvare migliaia di vite e impedire che il mondo scivoli ulteriormente nell'abisso, è necessario giocare su molti fronti e coinvolgere tutte le parti interessate, a partire dalle vittime. Le persone che sono state colpite dalla guerra dovrebbero avere voce in capitolo nello sviluppo e nell'attuazione della road map verso la pace. Devono essere discusse, concordate e attuate le misure necessarie in termini di sicurezza alimentare: nel 2021 il contributo dell'Ucraina al mercato alimentare mondiale permetteva di nutrire 400 milioni di persone. È altrettanto necessario parlare di sicurezza energetica. Come milioni di ucraini, vivo nell'oscurità e non so come sopravvivere all'inverno.

Le autorità di occupazione russe hanno detenuto e deportato dei civili, violando il diritto internazionale. Molte di queste persone sono detenute in isolamento, senza alcuna accusa e senza nemmeno uno status giuridico. I bambini vengono separati dai loro fratelli, genitori e tutori legali e affidati a famiglie russe. Tutti devono essere riportati a casa. I prigionieri di guerra muoiono di fame, rischiano la tortura, i maltrattamenti e la morte in cattività. Queste violazioni devono cessare ora. I prigionieri malati e feriti devono essere rimpatriati il prima possibile. Fermare le violazioni è urgente, ma non è sufficiente.

Quando la Russia sfida il sistema internazionale dei diritti umani non è solo l'Ucraina a essere minacciata. A essere in pericolo sono i pilastri fondamentali dell'umanità moderna. Spero che possiamo ancora vincere la nostra battaglia per i diritti umani.