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Scontro tra neoliberisti e progressisti in Ticino

La modifica della legge tributaria ticinese è stata approvata dal 57% dei votanti ticinese il 9 giugno: alla votazione ha partecipato poco più del 49% degli aventi diritto. L'approvazione arriva a sorpresa dopo mesi di mobilitazione contro la politica dei tagli da parte di sinistra e sindacati.

Questo voto costituisce purtroppo la seconda importante sconfitta per chi si oppone alla politica finanziaria neoliberista in Ticino: la prima è stata l'approvazione del decreto Morisoli per il risanamento delle finanze cantonali, agendo solo sulle spese. Ovviamente non si deve demordere, perché i nodi di questa scellerata politica neoliberista verranno al pettine nel preventivo cantonale 2025. Il fronte progressista dovrà però avanzare anche idee per risanare le finanze cantonali, in particolare idee che potranno raccogliere una maggioranza popolare. Il Sindacato VPOD Ticino continua la propria opera di resistenza, raccogliendo le firme per abrogare con effetto immediato il decreto Morisoli, ma evidentemente ciò non basta, se non si costituisce un ampio fronte per risanare in modo progressista le finanze cantonali.

Lo scontro tra neoliberisti e progressisti è stato molto duro anche per quanto riguarda le misure di compensazione per le pensioni di vecchiaia dell'Istituto di previdenza del Cantone Ticino (IPCT). Il voto del 9 giugno conferma l'esistenza di un'ampia e preconcetta ostilità nei confronti dei dipendenti pubblici. Solamente il 50,5% della cittadinanza ha votato Sì alle misure di compensazione volte a salvare dal taglio (un pazzesco -15%) le rendite pensionistiche di 17'000 affiliati, il 95% dei quali è residente in Ticino. Sembra che la destra populista faccia di tutto per far scappare i giovani residenti, in particolare qualificati, dal servizio pubblico di questo Cantone e per rimpiazzarli con laureati stranieri: salvo poi sparare a zero contro l'immigrazione e contro il frontalierato. I Sindacati VPOD, OCST e SIT hanno preso atto con sollievo che l'accordo tra Governo e sindacati – accordo sostenuto da una maggioranza di partiti in Parlamento – è diventato legge il 9 giugno. Il risicato appoggio popolare, ottenuto dal comitato per il SÌ – che ha unito i sindacati e i vertici di tutti i partiti sostenitori della riforma – è importantissimo: esso consolida le condizioni di lavoro per i giovani che lavorano e lavoreranno come impiegati, docenti, operatori sociosanitari e sociali, agenti di custodia e poliziotti. È un segnale di speranza per il servizio pubblico in un momento difficile.

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