La riforma fiscale è necessaria per adattare la fiscalità ticinese all’attuale contesto socio-economico, in particolare riguardante le famiglie, e alle modifiche a livello cantonale (aumento del coefficiente di imposta cantonale), favorendo sia i dipendenti che gli imprenditori.
Purtroppo, diversi Comuni tra cui Bellinzona si mostrano nettamente contrari, quasi minacciando importanti deficit di spesa. Il sindaco Branda sostiene che il Comune non potrà abbassare le imposte in caso di ‘sì’ alla riforma fiscale. Ci tengo a dire che non è vero che la volontà era quella di abbassare il moltiplicatore e che si è atteso per capire come fosse la situazione e per puntare sui servizi: Bellinzona da tempo deve affrontare il discorso legato alle imposte comunali, che sono troppo alte e penalizzano diversi quartieri, ma per volontà politica non lo si è mai fatto in modo serio.
La riforma fiscale andrebbe a vantaggio del benessere di tutti i cittadini. Per i dipendenti, permetterebbe un aumento della deduzione possibile per spese professionali e di formazione, mentre per gli imprenditori faciliterebbe, finalmente, la continuità aziendale all’interno della famiglia. Attualmente chi desidera proseguire l’attività dei parenti si trova a dover pagare delle importanti imposte di successione che lo scoraggiano, portando al fallimento di molte aziende o alla loro cessione fuori dalla famiglia. La riforma favorirebbe pure membri del nucleo familiare allargato, adattandosi dunque a una società che non è più quella degli anni 70.
Il nostro cantone ora si trova nella parte bassissima della classifica in merito all’attrattività fiscale, la riforma lo farebbe salire al 14esimo. Un elemento fondamentale è la proposta di plafonare l’aliquota massima al 3% del prelievo in capitale della previdenza, il che renderebbe il nostro cantone vantaggioso per chi desidera trascorrevi la pensione, attratto dalla meteo favorevole. Attrarre più redditi alti avrebbe solo un beneficio per l’intera società, non sono regali ai ricchi!
Peraltro, queste misure allineerebbero semplicemente il Ticino agli altri cantoni. Non si può pensare di respingerle, restando indietro a livello di competitività, lasciando il nostro cantone, dove gli stipendi sono bassi e i costi in aumento, decisamente indietro rispetto al resto del paese. E per quanto riguarda Bellinzona, non è affatto vero che bisognerà aumentare le imposte: i benefici arriveranno, in modo diretto e indiretto, anche ai Comuni (se sapranno coglierli).