Come se l’attuale incerta situazione geopolitica da sola non bastasse a dare sufficienti grattacapi ai governi mondiali, sulla scena è calata una nuova sfida: il calo demografico. Secondo lo studio di un gruppo di esperti pubblicato dalla rivista scientifica The Lancet e riportato dal Tages-Anzeiger a metà aprile, dagli anni Cinquanta il tasso di natalità globale si è più che dimezzato. Se all’epoca una donna partoriva in media 4,8 figli, oggi i figli sono 2,2. Tra pochi anni il tasso globale potrebbe abbassarsi ulteriormente arrivando al di sotto di 2,1, la quota di nascite per donna necessaria a mantenere stabile la popolazione. Entro fine secolo la media potrebbe addirittura raggiungere il minimo storico di 1,59 figli per donna.
Le ragioni di questo trend sono sia di tipo culturale che medico. Dal punto di vista culturale sono connesse ad aspetti positivi, quali la possibilità di scegliere liberamente – senza stigmatizzazioni – se diventare genitori, il migliore accesso ai contraccettivi e le maggiori possibilità di istruzione e occupazione per le donne. Dal punto di vista medico le ragioni del calo sono invece legate alla qualità dello sperma, che negli ultimi decenni è peggiorata ovunque e che potrebbe essere a sua volta causata da vari fattori, come il contatto con pesticidi e plastificanti del gruppo degli ftalati e/o con le radiazioni dei cellulari.
Se da un lato la diminuzione della popolazione avrà un impatto positivo sull’ambiente riducendo la pressione sulle risorse e rallentando i cambiamenti climatici, dall’altro comporterà grandi rischi sia per l’economia che per la prosperità dei cittadini. Nei Paesi con bassi tassi di natalità l’invecchiamento della società sta infatti diventando un onere crescente, soprattutto in campo sanitario e pensionistico. Per mantenere stabile la popolazione, in futuro le nazioni più ricche dovranno aprire le proprie frontiere ai migranti provenienti dall’Africa subsahariana, dove si presume che il tasso di natalità continuerà a crescere fino al 2075. Secondo il gruppo di esperti, ciò potrebbe dar luogo a una feroce competizione per assicurarsi i migranti più qualificati. In effetti, nel pacchetto degli strumenti demografici elaborato dalla Commissione europea, fra le soluzioni al problema demografico, oltre alle agevolazioni ai genitori e al sostegno dei giovani e degli anziani, viene citata “la migrazione regolare controllata”.
In Svizzera il Consiglio federale, dal canto suo, parla soprattutto di “reinserimento dei lavoratori in età avanzata” e di “riformulazione della legislazione in materia sociale”. Anche da noi l’immigrazione resterà però un fattore imprescindibile. Bisognerà pertanto iniziare a considerare i migranti come un arricchimento e non più come una minaccia e avere il coraggio di creare una società nuova, lontana dall’idea di “purezza elvetica” che ha ormai fatto il suo tempo. Altrimenti non ci resterà che sperare nell’immortalità: secondo il famoso futurologo Kurzweil, ottimista di natura, potremmo raggiungerla a breve grazie a genetica, nanotecnologia e robotica. E così da centenari continuare a giocare a jass e a votare per Blocher.