In un suo editoriale pubblicato sabato scorso su questo giornale, il direttore Ritzer critica la scelta della Vpod di lanciare un’iniziativa popolare per abrogare il cosiddetto decreto Morisoli. A dire del direttore l’iniziativa avrebbe due pecche: da un lato essa confonderebbe gli elettori in vista del cruciale scontro alle urne di giugno, quando si voterà sugli sgravi ai ricchi, sulla cassa pensioni cantonale e sul nuovo palazzo di giustizia; mentre d’altro canto il decreto Morisoli sarebbe ormai morto. Personalmente non credo che nessuno dei due argomenti appena citati sia fondato.
Quanto al primo, non credo vi sia alcun dubbio sul fatto che il voto di giugno sarà molto importante, dovendo il popolo decidere soprattutto se, in tempi di tagli, sia davvero ragionevole ridurre significativamente le imposte alle persone molto ricche, oltre che esprimersi sull’irresponsabile opposizione alla compensazione almeno parziale delle perdite pensionistiche del personale statale e sull’unica soluzione trovata in questi anni alla penosa situazione logistica inerente alla giustizia. La raccolta di firme in corso per l’iniziativa Vpod, lungi dall’essere un problema, credo possa invece essere un’ottima occasione per incontrare la popolazione, per spiegare le connessioni politiche tra le diverse questioni aperte (i tagli, gli sgravi, il risanamento della cassa pensioni, le prospettive per il futuro…) e per iniziare a fare campagna per il voto di giugno. Un’occasione preziosa in più per convincere le persone, per parlare con chi in giugno andrà a votare e per non lasciare le sorti della campagna nelle sole mani degli slogan e dei dibattiti mediatici.
Sul secondo argomento, mi spiace dover ricordare che non solo il decreto Morisoli è purtroppo ancora vivo e vegeto, ma soprattutto che è la base sulla quale il Consiglio di Stato è costretto a preparare di questi tempi il Preventivo anche per il 2025. Un preventivo probabilmente peggiore di quello dell’anno in corso, già molto indigesto, di cui le scelte importanti saranno però note solo a estate inoltrata, ben dopo il voto di giugno. Al di là delle schermaglie, quell’atto rispecchia anche il pensiero profondo della maggioranza di centro destra del parlamento ticinese, che ha una responsabilità importante nell’aver deciso di “interpretare”, almeno per qualche anno, il concetto di freno al disavanzo, che considera sia le uscite che le entrate, come freno alla sola spesa.
L’iniziativa Vpod contro il decreto Morisoli, che se raccoglierà le firme necessarie sarà comunque discussa in Gran Consiglio non prima dell’anno prossimo, nel frattempo avrà quindi permesso di avvicinare la popolazione e di tenere vivo il dibattito, non sempre di facile comprensione per tutti, sulle connessioni tra le diverse scelte politiche che attendono popolo e parlamentari. Della sua efficacia si potrà discutere a tempo debito, ma sulla sua utilità in vista dell’appuntamento alle urne tra un paio di mesi io non nutro alcun dubbio. L’imminente campagna di votazione sarà comunque difficile, ne sentiremo di tutti i colori, per cui tutto può aiutare, anche una raccolta firme che comunque ha il pregio di ricordare a tutti che uno Stato efficace non può vivere di soli risparmi e rinunce.