Bernardino Regazzoni, già Ambasciatore svizzero in Cina: “Il dialogo sui diritti umani fra la Svizzera e la Cina è un dialogo fra sordi”. Così aveva spiegato in una conferenza a Lugano il 5 settembre 2023. Questo “dialogo” è solamente polvere per gli orbi, per sedare i tradizionalisti umanitari svizzeri e per spianare la porta agli affari. Il Partito comunista cinese (Pcc) è alla ricerca di legittimazione, dopo che è stato minorizzato anche in occasione dell’ultima seduta del Consiglio dei diritti dell’uomo delle Nazioni Unite a Ginevra, dove se l’è cavata molto peggio rispetto alla seduta analoga di cinque anni or sono. Da parte sua, il Consiglio federale ha appena conseguito un vantaggioso aggiornamento dell’Accordo di libero scambio del 2013. Vantaggi per il Pcc: la Svizzera si accoda all’Islanda, unico Paese occidentale che dispone di un accordo economico di questa ampiezza; la Svizzera è l’unico Paese al mondo che abbia ratificato un accordo mutilato delle clausole di protezione dei diritti umani e contro i lavori forzati; la Svizzera è il solo Paese al mondo che abbia la Cina come terzo partner commerciale. Il diavolo: è descritto nel libro intitolato “The political thought of Xi Jinping” di Steve Tsang e Olivia Cheung, appena pubblicato nelle edizioni Oxford University Press. Sono quasi 300 pagine che decodificano i discorsi del dittatore cinese. Dopo “Hidden Hand”, “When China rules the world”, “China 2049. Wie Europa versagt”, veri e propri atti d’accusa pubblicati da parte di autori occidentali, ecco una ricerca approfondita scritta da due specialisti cinesi che appartengono al China Institute dell’Università di Londra. “The Party leeds everything”, “One State, one people, one ideology, one party and one leader”: l’epurazione ha colpito migliaia di quadri del Pcc perseguiti e talvolta sequestrati persino all’estero (operazioni Fox Hunt / Sky Net), anche grazie all’accordo fra i Servizi segreti sino-svizzeri.
“One country, one family”: il rispetto di questa dottrina impone la “rieducazione” forzata di tutte le minoranze politiche, etniche e religiose, ben oltre le atrocità di Hamas, ben oltre la distruzione di Gaza. Questa “rieducazione” ha già provocato parecchie migliaia di assassinii, violenze carnali, torture, sistematiche deportazioni di bambini, specialmente nello Xinjiang e in Tibet. Per sfuggire a una condanna per genocidio è stato sufficiente opporvi un’altra visione dei diritti umani, la visione del Pcc. La diplomazia cosiddetta “wolf-warrior” può aiutare in questa direzione. “All being one family under heaven”, “Great harmony for all”: ciò significa anche che la bipolarizzazione del mondo non è lo scopo finale del Pcc, ma è utilizzata solamente come manovra tattica, fino al giorno in cui il Pcc sarà pronto per prendersi la leadership globale del mondo. Ciò che sarà legittimo per l’ordine mondiale non saranno le regole internazionali stabilite dalle Nazioni Unite, ma le regole stabilite dal Pcc. Si tratta della cosiddetta realtà sino-centrica del “destino comune per l’Umanità”, ciò che dovrà essere finalizzato entro la metà di questo secolo.
Dopo l’occupazione militare del Tibet (1950) e dello Xinjiang (1944) e dopo l’addomesticamento di Hong Kong e le dispute militari marittime (in particolare riguardo alle isole Spratly e Paracel), quando arriverà il turno di Taiwan? Questa ricerca scientifica dovrebbe convincere almeno qualche parlamentare e qualche imprenditore svizzero riguardo all’ampiezza dei pericoli legati a questo patto con il diavolo fra il Consiglio federale e il Partito comunista cinese.
Nota finale di attualità: quanto al ministro Cassis a Pechino con il cappello in mano, ha messo la nostra Svizzera al livello di Calimero.
Questo articolo è stato pubblicato in francese sulla ‘Tribune de Genève’