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In Palestina il pacifismo non è utopia, è una soluzione

Come molti bravi svizzeri anch’io, augurando Buon Anno fra un pranzo di Natale e un brindisi di Capodanno, ho invocato la Pace, la fine di tutte le guerre in corso! Forse per esorcizzare quel gran senso di impotenza? Le solite “belle parole” vuote di una pacifista un po’ troppo idealista (nella migliore delle ipotesi), o semplicemente di un’ignorante che vive comodamente fuori dalla realtà…? Però a volte queste parole le condivide anche chi invece è immerso nella brutale realtà della guerra come ad esempio Maoz Inon, un cittadino israeliano i cui genitori sono stati uccisi durante gli atroci massacri perpetrati da Hamas il 7 ottobre scorso.

“Alle 7 e 30 del 7 ottobre mi sono svegliato e ho visto un messaggio dei miei genitori in cui dicevano che si erano rifugiati nella stanza di sicurezza del loro Kibbutz. Ho provato a chiamarli alle 7 e 45 ma non hanno risposto. Sono stati uccisi quel giorno. Mio padre aveva 78 anni e mia madre 76. Abbiamo fatto una settimana di lutto e poi mi sono accorto che avevo una missione. L’obiettivo numero uno è un cessate il fuoco immediato, perché la guerra non è la risposta, non farà altro che aggravare ulteriormente il ciclo della violenza. Quindi ribadisco: fine della guerra e cessate il fuoco. Il secondo obiettivo è riportare a casa coloro che sono stati rapiti da Hamas. Infine, dobbiamo inviare un messaggio di speranza per un futuro migliore, cioè che israeliani e palestinesi vivranno insieme fra il fiume Giordano e il mar Mediterraneo. So che accadrà. La domanda è: quante vittime innocenti dovranno ancora morire prima che raggiungeremo questa soluzione sostenibile?”.

(Intervistatrice) Parli così pensando alle future generazioni? “Certo, se uccidiamo tutti i militanti di Hamas e migliaia di persone a Gaza, cosa credi che faranno i loro figli e nipoti? Scorrerà solo più sangue e altro sangue”. Maoz Inon, Presa diretta, 30 ottobre 2023, Rai3.

Per molte vittime il pacifismo sembra dunque la soluzione più realistica per ottenere una pace duratura in Palestina. Un’opzione politica che forse oggi condividerebbero anche Gandhi e Mandela visto che avevano scelto di lottare disarmati contro l’oppressione dei loro popoli?

Pure da noi sempre più persone aderiscono a questa forma di realismo politico. Proprio in questi giorni un gruppo spontaneo del Malcantone intende “…mandare un messaggio al nostro governo affinché si adoperi per un cessate il fuoco immediato, per la liberazione immediata di tutti gli ostaggi, per l’accesso alle cure e ai beni essenziali alla popolazione palestinese assediata e per una mediazione tra le parti in vista di una Pace equa e duratura che rispetti i diritti dei popoli coinvolti”. E ha previsto un raduno a Sessa domenica 7 gennaio alle 16.30 davanti alla chiesa di San Martino ”…per manifestare in modo pacifico e silenzioso la nostra solidarietà con il popolo palestinese e con tutte le vittime del conflitto tra israeliani e palestinesi.”