La lettera aperta

A Gaza urge un cessate il fuoco duraturo

‘Abbiamo fatto tutto il possibile. Ricordatevi di noi’

Dopo più di sette settimane dal sanguinoso attacco di Hamas al sud di Israele, che ha suscitato orrore in tutto il mondo oltre che all'interno di Medici senza frontiere (Msf), le parole dei nostri colleghi palestinesi sono diventate grida di disperazione, tra le rovine che hanno trasformato i quartieri densamente popolati del nord dell'enclave in una landa desolata.

Di tre di loro, uccisi a seguito di attacchi aerei indiscriminati che hanno colpito l'ospedale di Al-Awda e un edificio residenziale, resta solo il ricordo del loro coraggio e della loro dedizione. Nelle pochissime strutture sanitarie ancora in piedi nella città di Gaza, parte del personale medico palestinese si è rifiutata di abbandonare i propri pazienti vulnerabili dopo una spaventosa carneficina.

Il devastante bombardamento di migliaia di civili e la quasi totale distruzione di una città potrebbero segnare la fine delle attività di assistenza medica umanitaria in questo contesto. Sebbene l'accesso a beni e servizi destinati a garantire la sopravvivenza della popolazione dovrebbe essere garantito da almeno un briciolo di umanità, esso sembra invece essere stato sepolto insieme alle migliaia di vittime di Gaza. I principi fondamentali del diritto internazionale umanitario, che dovrebbero fare una distinzione tra combattenti e non combattenti e consentire la distribuzione degli aiuti, vengono apertamente e deliberatamente ignorati da uno degli eserciti più potenti del mondo.

C'è inoltre ragione di temere che questo conflitto possa gettare il seme di un odio reciproco duraturo. Entrambe le parti coinvolte continuano di fatto a subire la devastazione inflitta dalla tragica e ripetuta perdita di persone care, dalla continua distruzione dei mezzi di sussistenza e dall'angosciante prospettiva di un futuro incerto. Ciò che non può essere perso, e che deve essere difeso a tutti i costi sui campi di battaglia di Gaza e altrove, è il concetto di umanità, il principio che anche nelle peggiori circostanze esista un legame forte che unisce le persone, al di là delle differenze e delle singole convinzioni personali. Al momento, la ricerca di questa umanità richiede con massima urgenza l'imposizione di un cessate il fuoco duraturo per la popolazione sfollata a Gaza. Ciò consentirebbe di salvare le vite che possono ancora essere salvate, in particolare quelle dei bambini, che stanno pagando il prezzo altissimo di questo conflitto.

Al di là della possibilità di una semplice tregua o di una pausa, i governi devono essere in grado di utilizzare la loro influenza e il loro peso politico per porre fine a questa violenza indiscriminata. La sopravvivenza della popolazione civile e delle persone più vulnerabili dipende quindi dalla negoziazione di accordi inequivocabili, che consentano un aumento significativo degli aiuti umanitari vitali. Sarebbe ovviamente auspicabile il dispiegamento sul campo di esperti indipendenti che supervisionino la piena attuazione del processo.

In qualità di medici e operatori umanitari, siamo coscienti di non poter fare nulla contro i bombardamenti. In un contesto in cui le strutture e le équipe mediche continuano a essere attaccate, noi continuiamo a far fronte a un numero enorme di feriti di guerra – stimato in oltre 20’000 –, nonché a epidemie imminenti che, a lungo andare, potrebbero rivelarsi devastanti quanto gli attacchi aerei.

"Abbiamo fatto tutto il possibile. Ricordatevi di noi". Queste poche parole, scritte da un medico di Msf sulla lavagna di un ospedale di Gaza, potrebbero spingerci a riflettere sugli orrori che accompagnano il diluvio di informazioni che riceviamo ogni giorno e ad agire affinché cessino? È giunto il momento di mobilitarci tutti, soprattutto i rappresentanti politici e i governi, per protestare e pretendere un cessate il fuoco immediato e duraturo a Gaza. È ora di fermare gli attacchi indiscriminati e incessanti, gli sfollamenti, gli attacchi contro gli ospedali e il personale medico, l'assedio e le restrizioni alla distribuzione degli aiuti umanitari. È tempo di rivendicare la nostra umanità comune, il nostro sostegno alla pace e la nostra avversione per la guerra. Siamo ancora in tempo per evitare che Gaza si trasformi in un cimitero.

Dott. Ignazio Cassis, lei è consigliere federale e medico: la preghiamo di fare tutto il possibile per evitare che l'umanità venga seppellita a Gaza!