Ci sono occasioni in cui vien da chiedersi se la realtà sia un sogno o un incubo. In questo periodo il sogno è vedere quanto il Ticino si stia mobilitando. L’incubo è il perché lo stia facendo: il “machete” usato dal Governo per tentare di ridurre la spesa pubblica. La capacità di riuscire a scontentare tutti è assai rara, eppure con la scelta di tagliare ovunque e specialmente sul sociale il Governo ci è riuscito al 100%. A peggiorare ancor di più il quadro vi è poi la decisione di diminuire gli stipendi dei propri dipendenti. È il peggior passo che un datore di lavoro possa prendere, quello che fa dire che o è con l’acqua alla gola o ha perso il controllo della situazione. Non ho l’impressione che la prima ipotesi sia quella dello Stato e Cantone del Ticino. Spero anche non sia la seconda. Di sicuro, però, si tratta di una decisione pericolosa, e non solo per i dipendenti pubblici. Se lo Stato taglia gli stipendi, l’economia non tarderà moltissimo a fare lo stesso. Siccome i ticinesi non sono esattamente fortunati dal punto di vista dei salari, allora saranno dolori per tutti. Vedersi tagliare la retribuzione per il proprio lavoro è umiliante, è un segnale allarmante, ma per certi versi anche una sorta di gioco a scaricabarile fra Stato e cittadini, a maggior ragione quando i ticinesi sono e saranno confrontati con un aumento inaccettabile dei premi delle casse malati e una altrettanto fortissima lievitazione dei costi dell’energia e dei carburanti. Mia mamma era solita dirmi “i soldi non è che li gratto giù dal muro”. Poiché non credo che in Ticino ci siano muri dai quali spuntino banconote questa volta occorre che i ticinesi alzino i toni. Ma che lo facciano uniti, consapevoli che qui si tratta di una decisione a cascata che interessa ognuno di noi. Non si tagliano solo gli stipendi ma anche una serie di servizi essenziali ai ticinesi, dai sussidi privati a quelli per gli enti e le Fondazioni, dalle borse di studio a tanto altro ancora. Ci faremo malissimo tutti perché è una decisione che ne genererà molte altre, senza dimenticare che l’anno prossimo l’esercizio del preventivo sarà addirittura peggiore, con tantissimi danni annunciati e un forte impatto sulla socialità. Viviamo in un Cantone che pensa di risanare i propri conti utilizzando un metodo che funzionava decenni fa. Nel frattempo la società è cambiata, la socialità è cambiata, la formazione è cambiata, il territorio è cambiato. Va trovata una modalità diversa perché questa non funziona e non funzionerà. E finalmente bisogna evitare di ribaltare i costi sui Comuni, sui contribuenti, su chiunque operi nella nostra realtà perché alla fine a pagare sono sempre i cittadini. Quelle del Governo sono scelte che hanno e avranno ripercussioni troppo grandi per le nostre tasche. Il Ticino e i ticinesi lo stanno dicendo con la forza e la dignità che vedono calpestate, e prima o poi i conti andranno fatti anche con questa evidenza.