laR+ I dibattiti

Cuore e testa

I voti ottenuti alle elezioni si trasformano in seggi, i quali rappresentano i rapporti di forza tra i diversi orientamenti politici. Sempre più, a torto o a ragione, si va nella direzione di accorpare le grandi tendenze, di destra, di centro, di sinistra, e poi di suddividerle nelle diverse forze politiche. Da noi a destra abbiamo la Lega e l’Udc (o l’Udc e la Lega), a sinistra il Ps, i Verdi e una parte dell’estrema sinistra, al centro vi sono il partito del Centro e il Plr. A livello nazionale le ripartizioni sono grosso modo le stesse, con qualche particolarità cantonale qua e là.

Alle ultime elezioni federali le tre aree politiche hanno ottenuto a livello del Consiglio nazionale una sessantina di seggi ciascuna, chi più chi meno, mentre a livello ticinese, considerando i dieci rappresentanti sotto la cupola di palazzo federale, per ora la deputazione comprende tre esponenti della destra, tre dell’area centrista e due di sinistra. Sui due “senatori” si voterà in novembre.

La destra ticinese ha scelto la strada dell’alleanza, lo stesso ha fatto il fronte rosso/verde (salvo per quanto riguarda una parte dell’estrema sinistra), mentre al centro, come osservava correttamente Fiorenzo Dadò domenica scorsa, il mancato accordo tra le due forze politiche che rappresentano quell’area ha avuto per conseguenza il passaggio alla destra di un seggio al Consiglio nazionale.

Al ballottaggio di novembre si ripresenta lo stesso schema, con la destra che punterà compatta su Chiesa, la sinistra che farà altrettanto con Gysin e l’area centrista a proporre la battaglia tra Regazzi e Farinelli. Se possiamo dare per molto probabile la riconferma di Chiesa, in termini di rapporti di forza tra le tre aree politiche nella deputazione ticinese la scelta sarà tra un 4/4/2 (con eletto Regazzi o Farinelli) e un 4/3/3 (con eletta Gysin).

Nel sistema maggioritario al primo turno si vota con il cuore, per il candidato o la candidata più vicino/a al proprio orientamento politico, mentre al secondo si vota con la testa, per il candidato o la candidata che ha più possibilità di rappresentare le proprie istanze politiche. Non farlo significa nei fatti dare la priorità a interessi e visioni non condivise o comunque più lontane, o per dirla in termini sportivi, far vincere gli avversari.

Tutte le altre considerazioni sono dettagli che contano poco o molto poco.