laR+ L'altra economia

Prima bisognerà toccare il fondo

Le elezioni passano, i problemi restano
(Ti-Press)

È finalmente finita questa triste tornata elettorale, caratterizzata soprattutto dall’inconsistenza. Tra le altre cose, anche candidati costretti a rispondere in trenta secondi e dire sì o no a domande complesse. D’altronde nell’era di TikTok, Facebook e X non potevamo aspettarci granché. L’unica cosa che ci ricorderemo sono i milioni spesi (100% svizzeri?) da Mister B per riempirci le bucalettere di posta indesiderata nonostante la scritta “Niente pubblicità per favore”.

Ma ora bisognerebbe tornare ad affrontare i temi seri e concreti, soprattutto in Ticino, dove si preannuncia un futuro non proprio entusiasmante. La presentazione del preventivo cantonale per il prossimo anno (e i prossimi non saranno meglio) ha scatenato la reazione dei partiti ancora in campagna elettorale. Persino i B-boys sono indignati, nonostante siano parte in causa. L’unica cosa che mi è piaciuta è stata la risposta di Christian Vitta, alle critiche sull’operato del governo. In sintesi, con parole più raffinate e degne di un consigliere di Stato ha detto: “Ma cosa volete? Avete voluto il taglio automatico della spesa pubblica e il ‘decreto Morisoli’, e adesso venite a rompere perché abbiamo fatto il compito che ci avete assegnato?”. In fondo questa non è altro che la logica conclusione di 30 anni di politiche scellerate, scimmiottate dai neoliberisti americani, che vedono lo Stato come il male supremo e la difesa dei ricchi come l’unica via alla crescita economica.

Emblematica è la risposta del presidente della Camera di Commercio alla domanda del giornalista se questo è il momento di ridurre ulteriormente le aliquote massime sul reddito delle persone fisiche. Più o meno ha detto che è necessario difendere i redditi alti e che nel nostro sistema federalista ogni cantone ha libertà sui temi di politica fiscale e quindi bisogna essere competitivi altrimenti i ricchi se ne vanno. A parte il fatto che i ricchi non è che facciano trasloco ogni anno, non sarebbe forse il caso di eliminare questa competizione insensata? A quando un cantone con aliquote a zero o vicine a zero? A Modem, un esponente di spicco dei B-boys ha rincarato la dose, affermando che cantoni come Zugo che hanno ridotto le aliquote fiscali, hanno in realtà finanze pubbliche solide. Peccato che Zugo sia un cantone piccolo (circa 120'000 abitanti), che non ha grandi strutture pubbliche, nessuna università e che usufruisce dei servizi di altri cantoni in particolare Zurigo. Insomma, è chiaro che Zugo e altri piccoli cantoni non hanno le stesse spese di cantoni più grandi come Zurigo, Vaud, Berna e anche Ticino.

Insomma, queste sono discussioni decennali e sicuramente non se ne uscirà a breve. Adesso però bisogna affrontare problemi seri, anche se non si intravede nessuna via di uscita. Tagliare gli stipendi, i sussidi e gli aiuti a persone che già fanno fatica ad arrivare a fine mese, non è certo la soluzione migliore. Ridurre anno dopo anno la famosa classe media, neppure. Una soluzione sarebbe tagliare una parte degli investimenti, ma questo è impossibile perché poi gli imprenditori si arrabbiano; non parliamo poi di aumentare le tasse sui redditi elevati (sopra i 150'000 per intenderci), altrimenti scapperebbero tutti a Zugo...

L’unica soluzione sarebbe quella di iniziare a pensare a una vera strategia di politica economica a lungo termine, ma “a la vedi düra” con la classe politica in circolazione. A questo punto non rimangono che soluzioni innovative. Ad esempio, aumentare ancora i controlli di velocità. Non vi piace? In effetti non sembra una grande idea. Un’altra soluzione sarebbe raddoppiare gli stipendi dei dipendenti pubblici, che immetterebbero nel sistema economico poco più di 1 miliardo di franchi e che avrebbero un effetto moltiplicatore sull’economia ticinese e naturalmente anche sulle entrate fiscali. Idea troppo estrema? Sì, forse sì. Meglio il 20% ogni anno per 5 anni, con l’obbligo di consumare il 60% all’interno del cantone (propensione media al consumo nazionale) il che, grazie al moltiplicare, creerebbe un reddito supplementare di 2,5 miliardi e circa 500 milioni di entrate fiscali. Ma anche questa soluzione non farà grandi consensi.

E allora, come uscirne? Purtroppo, mi sa tanto che non ci sono vie d’uscita. Prima di trovare nuove strade, bisognerà toccare il fondo. E non ci manca molto. Poi, forse – e sottolineo forse – si potrà trovare un accordo serio.

P.s. Permettetemi un esempio che meglio di tutti spiega come siamo messi. Una politica ticinese a cui è stato chiesto cosa ne pensa della spesa di 30 milioni per costruire una teleferica che collega Ambrì con Fusio (certo non manchiamo di immaginazione!), ha risposto: “Se si spendono 30 milioni per lo svincolo autostradale di Sigirino allora se ne possono spendere 30 per una teleferica”. Risparmiare 60 milioni e riconoscere che entrambe le spese sono assurde non sarebbe meglio?