È molto importante, in una fase così delicata, riportare l’accento sul benessere del bambino reale.
In questi giorni si parla di custodia alternata a seguito della mozione portata dal consigliere Marco Romano. Quello che per noi conta è di uscire dalla dinamica del diritto dei genitori, per quanto portatori di dolore e senso di ingiustizia e mettere l’accento su quanto i bambini desiderano per sentirsi tutelati e messi al centro del discorso genitoriale.
Idealmente, siamo tutti consapevoli e d’accordo sul fatto che in genere un bambino o un ragazzo, necessiti della presenza di entrambi i genitori. Realisticamente, la possibilità che questo avvenga in un clima pacato e di collaborazione, con tempistiche in linea con i bisogni reali del figlio, non è sempre una peculiarità acquisita, soprattutto quando si parla di situazioni altamente conflittuali.
L’ostilità reciproca, la strumentalizzazione (quando i figli vengono designati come portatori di messaggi denigratori verso l’altro/a), violenza verbale ecc., porta il bambino a vivere un forte stato di stress, di malessere e di paura di essere abbandonato. La custodia alternata è possibile e auspicabile quando il progetto educativo del figlio è realmente al centro del discorso genitoriale e ci sono gli strumenti e la volontà, da parte di entrambi, di chinarsi sulla questione educativa per trasmettere al figlio il sentimento che le relazioni possono trasformarsi e generare nuovi modi di essere famiglia, altrettanto rispettosi e autentici.
Per cominciare posso pormi queste domande: sono in grado di mettere mio figlio davanti a tutto, per il suo bene, mediando tra le mie convinzioni e i suoi bisogni reali? Sono sufficientemente in grado di preservare mio figlio dal conflitto e di comunicare adeguatamente con l’altro genitore?