laR+ Declinazioni di pensiero

Il futuro dell’intelligenza

Ancora lontani da certi timori
(Depositphotos)

Un articolo di Ivo Silvestro uscito a giugno riportava gli esiti di uno studio sull’intelligenza artificiale condotto da un gruppo di ricercatori dell’Istituto di Etica biomedica e Storia della medicina dell’Università di Zurigo. Analizzando l’impatto di tweet generati dall’intelligenza umana e da quella artificiale, i ricercatori hanno scoperto che è impossibile distinguerli e, anzi, che quelli sintetici appaiono addirittura più convincenti. Se i chatbot sembrano avere tutti gli attributi per influenzare l’opinione pubblica, all’interno delle università – dove la stesura di testi intelligenti è alla base di ogni insegnamento e sapere – stanno creando un vero scompiglio. Si teme infatti che i testi sintetici soppiantino quelli umani. Ne ha parlato il Tages-Anzeiger a inizio luglio in un’intervista a Jean Terrier, project manager per le alfabetizzazioni digitali presso l'Università di Basilea. Terrier è responsabile del miglioramento e dell’apprendimento delle nuove tecnologie. In un esperimento ha testato le conoscenze di ChatGPT ponendogli le stesse domande che avrebbe rivolto agli studenti. Ha così scoperto che si tratta sì di uno strumento utile, ma non rivoluzionario. I risultati erano linguisticamente buoni, ma insufficienti dal punto di vista del contenuto. Una notizia positiva, dunque. Significa che l’intervento umano continua (per ora) a essere essenziale. Anche presso l’Università di Berna ChatGPT è stato messo alla prova, in questo caso da Corinne Mühlemann, professoressa di Storia delle arti tessili, che ha chiesto agli studenti di usare ChatGPT per scrivere lavori di seminario e rendere “scientifici” i testi sfornati dall’IA. Il compito si è rivelato più difficile del previsto: il chatbot non ha dimostrato di avere grandi conoscenze nel campo, non ha prodotto idee particolarmente originali, quando non sapeva inventava e tendeva a marginalizzare certi gruppi di persone.

Conclusioni alle quali sono giunta io stessa, allorché ho chiesto a ChatGPT di riprodurre l’ultimo mio articolo sui cambiamenti climatici e sulla futura centrale fotovoltaica in Vallese. Se da un lato ha dimostrato di conoscere a menadito i problemi del surriscaldamento globale e di saperli contestualizzare rispetto al film Don’t Look up, dall’altro ha citato il progetto in Vallese in modo errato poiché di esso non aveva alcuna cognizione.

Siamo quindi ancora lontani dai timori espressi da molti ricercatori sul New Yorker, secondo i quali ci sono buone probabilità che l’attuale tecnologia si trasformi in intelligenza artificiale generale, capace di infiltrarsi cioè in ogni aspetto delle nostre vite sconvolgendole. I pericoli tuttavia esistono e un modo per affrontarli è di investire sull’educazione, magari di tipo più olistico e meno specializzato puntando su tutte le intelligenze (verbale, logico-matematica, spaziale, cinestetica, musicale, intrapersonale, naturalistica ed emotiva), affinché i giovani imparino a pensare con la propria testa, contribuiscano al bene della società e non diventino vittime della disinformazione, artificiale e non.

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