Il Centro internazionale di scultura di Peccia non è ‘un pozzo nero’ come sostenuto dai primi firmatari del referendum
Il Cis – Centro internazionale di scultura di Peccia – non è “un pozzo nero” come sostenuto dai primi firmatari del referendum signora Astrid Lorenzetti Richina e signor Marzio Demartini e riportato nell’articolo de laRegione del 19 luglio scorso.
Il Cis è una realtà, è stato istituito dall'omonima Fondazione con il generoso sostegno del Cantone Ticino, del Comune di Lavizzara, di molti privati e artigiani della regione. La Fondazione soggiace al controllo dell’Autorità federale di vigilanza sulle fondazioni Avf. Attualmente il Cis non ha debiti finanziari verso terzi, tutta l’infrastruttura presente è ammortizzata a bilancio. Fino a fine del corrente anno la liquidità permetterà di garantirne l’operatività, nel pieno rispetto delle leggi vigenti. Nessun membro del Consiglio di fondazione percepisce compensi.
I rappresentanti del Cis hanno recentemente organizzato una serata pubblica per presentare la situazione attuale con dati e fatti e il programma futuro in modo trasparente e propositivo. Nessuno tra i primi firmatari ha posto domande o si è presentato in seguito per un approfondimento. La signora Lorenzetti Richina ha lasciato la sala prima della fine della presentazione. Questa è “totale mancanza di trasparenza”? A nostro avviso no, basterebbe che ognuno degli scettici facesse un passo senza timore, verso la conoscenza. Non è possibile giudicare bene senza conoscere.
Le parole hanno un peso e un significato. Quelle espresse dai primi firmatari, riportate nell’articolo de laRegione del 19 luglio scorso, sono lesive e offensive nei confronti del Cis, dei suoi collaboratori e rappresentanti. Minano in modo subdolo la dignità di un’istituzione culturale che già oggi è una finestra sul mondo.
Il referendum è uno strumento della nostra democrazia. Ben venga, poiché potrà fare chiarezza sul futuro immediato del Centro Internazionale di Scultura di Peccia.