A detta del fronte oppositore alla legge sul clima, il 18 giugno potrebbe segnare la data d’inizio dell’apocalisse energetica della Svizzera. Peccato che a “divorare” l’energia non sia l’innovazione tecnologica proposta dalla legge, bensì lo spreco energetico che attualmente affligge il nostro Paese. Una termopompa è da 3 a 5 volte più efficiente rispetto a un riscaldamento elettrico. Se abbinata a pannelli fotovoltaici, i consumi si riducono ulteriormente. E questo è solo un esempio di come, con le tecnologie già esistenti e quelle in fase di sviluppo, si possa ottenere un parco immobiliare vantaggioso in termini sia economici che ambientali e sociali. Questa legge inoltre costituisce un trampolino di lancio per l’innovazione del nostro Paese, permettendo alle aziende legate al settore dell’energia di svilupparsi ulteriormente e di stare al passo coi tempi, creando nuove opportunità lavorative. La legge sul clima non impone obblighi: vi sarà ancora la possibilità di tenere il vecchio riscaldamento. La differenza rispetto a ora è che – in caso di approvazione della legge – qualora si volesse ridurre lo spreco energetico del proprio edificio, lo si potrà fare beneficiando di importanti incentivi economici, che rappresentano un investimento sensato e nettamente meno dispendioso rispetto ai danni stimati in caso di una mancata adozione di provvedimenti per far fronte alla crisi climatica. Ci troviamo inoltre di fronte all’opportunità di poter aumentare la nostra indipendenza dai Paesi esportatori di petrolio e gas, rendendoci meno vulnerabili alle instabilità geopolitiche e alle oscillazioni dei prezzi sul mercato energetico (nel 2022 abbiamo speso all’estero 13 miliardi di franchi per importare energia!) e di distanziarci in modo decisivo da fonti di energia ormai obsolete.