Il 18 giugno voteremo sulla controversa "legge sulla protezione del clima". Questo disegno di legge implica un divieto dell’uso di combustibili fossili. Guidare e riscaldare richiederanno enormi quantità di energia elettrica aumentandone la domanda e spingendo di conseguenza i prezzi alle stelle. Allo stesso tempo si vuole ridurre la quantità di energia prodotta spegnendo le centrali nucleari, in un momento di incertezza generale, di rincaro dei costi della vita e del denaro. Per fare quanto impone la legge non abbiamo sufficiente energia a disposizione e la legge mette in pericolo la sicurezza del nostro approvvigionamento energetico spingendoci a importare dall’estero ancora più energia elettrica, magari prodotta da centrali a carbone o atomiche. Le conseguenze di un aumento della penuria energetica sono chiare: i costi dell’energia saliranno sensibilmente. Vista in questo contesto, la forzatura dei tempi di questa legge risulta ancora più incomprensibile.
La legge sulla protezione del clima rappresenta il controprogetto indiretto all'iniziativa popolare per i ghiacciai. Essa concretizza tutte le pretese degli iniziativisti, tanto da spingerli a ritirare, se approvata, l'iniziativa popolare da loro promossa. Vero, il testo non prevede divieti espliciti o evidenti oneri aggiuntivi per i proprietari di case o di appartamento. La Confederazione dovrà garantire la riduzione delle emissioni a netto zero entro il 2050. La legge prescrive il suo raggiungimento passando per obiettivi intermedi vincolanti e molto ambiziosi. Obiettivi vincolanti che, ribadisco, di fatto porteranno al divieto dei riscaldamenti a gas o a gasolio. Come d’altronde è già successo in diversi Cantoni, queste leggi hanno creato un grosso malcontento a tutti coloro che ne subiscono gli effetti, proprietari di casa, di appartamento, oppure inquilini.
Se già prima di questi obblighi e divieti vi era penuria d’elettricità, con la legge verrebbe poi a mancare di tutto e di più, come per esempio il materiale e la manodopera qualificata per intervenire sugli immobili. Per rendere il tutto più appetibile, sono messi a disposizione 200 milioni di franchi svizzeri ogni anno per 10 anni. A fronte degli importanti investimenti per la sostituzione del riscaldamento con vettori fossili, dei lavori di adattamento del sistema di distribuzione e di isolazione, gli incentivi previsti dalla legge sono una goccia in mezzo al mare.
I contribuenti pagheranno incentivi per motivare proprietari di casa e di appartamenti già motivati. I proprietari spenderanno centinaia di migliaia di franchi per risanamenti energetici e gli inquilini riceveranno un forte aumento della pigione. Insomma, tutti saranno di cattivo umore. Malgrado gli sforzi, che tutti sosteniamo, e la buona volontà, non saremmo comunque in grado di influire sui cambiamenti climatici, visto che le nostre emissioni rappresentano solamente una piccolissima parte delle emissioni prodotte globalmente. Ciò che preoccupa, al contrario, è che le ideologie prevalgano sulla concretezza e sull’attuabilità di una legge, proprio dopo aver deciso di abbandonare la produzione di elettricità delle nostre centrali nucleari. Per questo motivo l'associazione svizzera proprietari fondiari e la sezione Ticino raccomandano di votare No alla legge federale sulla protezione del clima il 18 giugno 2023.