Una profonda riflessione sull’attualità della guerra in Ucraina e le misure ordinate da un imperialismo americano, più pericoloso perché decadente, possono dare risposte diverse da quelle imposte e accettate acriticamente dall’“Occidente”. Recenti affermazioni di personaggi di spicco della politica soggetti agli Usa hanno mortificato e umiliato il nostro Stato affermando che l’Europa è una ciambella e la Svizzera, perché osa essere neutrale, è il buco.
È tuttavia più che ovvio ed esplicito che Alain Berset, presidente della Confederazione, non intende assoggettarsi a un pensiero dominante che annienta il principio della neutralità e della stessa indipendenza tradizionali di una Svizzera che presiede. In una recente intervista a Le temps disse che “L’ivresse de la guerre me preoccupe beaucoup” e non accadde nulla.
Trascorsa una settimana sulla Nzz am Sonntag del 12 marzo scorso, dal titolo: “Ich spüre in gewissen Kreise einen Kriegsrausch” Berset spiegò che il clima attuale ricorda quello antecedente la prima guerra mondiale, quando tensioni e frustrazioni non potevano che scaricarsi in un conflitto, come fu il caso nella realtà, di proporzioni mondiali. Queste esternazioni provocarono, in particolare nella Svizzera tedesca e nelle capitali dell’Europa soggette alla NATO, il finimondo. Vi furono, contro Berset, reazioni violente, persino negli organi dirigenziali del suo stesso partito.
E lasciamo questo insolito e preoccupante episodio in cui, probabilmente senza averne piena consapevolezza, si sindacava sulla libertà costituzionale di coscienza e di parola del nostro stesso Presidente quando ha osato elevarsi sopra uno stato collettivo di ubriacatura e di stordimento generale dei cittadini e delle cittadine svizzere quando rinnegano il principio fondante del nostro Stato: la neutralità.
Prima di fornire armi svizzere a Zelensky dobbiamo ricordare d’avere a Ginevra la sede del Comitato internazionale della Croce Rossa. È un ente neutrale che dà assistenza umanitaria alle vittime del conflitto, sia russe, sia ucraine. Non è quindi compatibile essere nel contempo garanti del CICR e fornire armi svizzere esclusivamente a uno dei belligeranti. Sarebbe paradossale, perlomeno vergognoso, se noi dovessimo assistere o giudicare l’operato indipendente e neutrale del CICR, garantendo la cura di vittime ferite dalle armi che la Svizzera vende o consegna a uno dei contendenti.
Oggi assistiamo, disorientati e confusi, all’abbandono dell’equidistanza fra i belligeranti, indispensabile per garantire la neutralità del nostro Paese. Lo zelo di armarsi e di armare un partito in guerra e il ritorno al governo dell’Italia dei nostalgici del fascismo sono segni tangibili di preoccupanti sentimenti fanatici che, a mio parere, si possono riferire alla peggiore politica totalitaria e guerrafondaia in Europa.