La sezione luganese del Plrt ha dunque seccamente smentito il proprio vicesindaco Roberto Badaracco – cioè il liberale attualmente più “altolocato” della principale città del Cantone – che in una lunga intervista a questo giornale” dello scorso 27 aprile, aveva preconizzato la presentazione di liste uniche fra lo stesso Plr e l’ex Ppd per le prossime elezioni comunali.
Non si può dire che l’idea di una possibile fusione fra i due partiti un tempo nemici sia del tutto nuova. Il primo ad averci pensato è stato, già una ventina di anni fa, Anton Cottier, allora presidente del PDC. Osservando che in diversi Cantoni (a Lucerna e più in generale nella Svizzera centrale, a Soletta, Friborgo ecc.), dove liberali ed ex conservatori che in passato si erano combattuti in passato non meno che in Ticino collaboravano regolarmente sul piano elettorale, ipotizzò una futura intesa tra i due.
Oggi la politica, rispetto a un passato anche recente, quando gli scontri ideologici tra laicismo e clericalismo erano ancora all’ordine del giorno, è molto cambiata. Di conseguenza, necessita pure di una nuova articolazione dei partiti. Insomma, presto o tardi un’intesa fra le due formazioni “di centro” sarà inevitabile. Purché, com’è stato detto da diversi partecipanti a una recente trasmissione di “TeleTicino”, ciò avvenga prima che sia troppo tardi…
Resta da spiegare perché, se è la sinistra a parlare di liste uniche malgrado le evidenti differenze tra socialisti e verdi tanto di obbiettivi quanto di strategie, nessuno ha niente da ridire, come pure se a fare alleanza è la destra leghista e “udicina”, mentre se sono i due partiti “storici” a prospettare una collaborazione all’insegna di una politica moderata e basata sul buonsenso, tutti si scandalizzino.
Prendiamo l’esempio delle naturalizzazioni, uno dei pochi ambiti formalmente ancora di competenza comunale, benché Amministrazione e Tribunali vi si intromettano spesso e volentieri. Pochi giorni fa l’ex consigliere di Stato socialista Bertoli in tv ha definito addirittura “folli” le leggi sulla cittadinanza svizzera, causa – è da presumere – il tempo che passa fra l’arrivo di uno straniero e il momento in cui gli è concessa la cittadinanza elvetica. Lo stesso concetto è stato poi ribadito dalla co-presidente del suo partito, Laura Riget. È quindi da attendersi, da quella parte, una nuova offensiva per facilitare ulteriormente le naturalizzazioni. Altra possibilità di intervento è l’ambiente a cui la sinistra tiene molto, mentre la destra vi si oppone spesso per partito preso. È da sperare che, nei limiti di legge, prevalga una via di mezzo, senza le chiusure preconcette della destra, ma anche senza le “aperture” sconsiderate della sinistra!