La ripartizione dei seggi nelle Commissioni parlamentari non è sicuramente un tema “sexy”, ma nelle ultime settimane la questione è particolarmente dibattuta. La discussione rilancia l’eterno dilemma: cos’è prioritario tra “interpretazione” e “applicazione” di una legge? Da una parte c’è chi sostiene che la legge è chiara e va applicata e dall’altra chi, visto il principio costituzionale della proporzionalità, crede che vada interpretata. Lunedì ho seguito con attenzione la puntata della trasmissione “Matrioska” su TeleTicino incentrata sul tema. Da una parte la capogruppo Liberale Radicale Alessandra Gianella, a difendere la legge lapidaria e non interpretabile; dall’altra il deputato socialista Danilo Forini, che vorrebbe che la proporzionalità fosse regina. Proprio in quest’ottica il deputato socialista ha fatto un esempio molto calzante come la vendita delle mele al mercato, concetto del resto già espresso sulle pagine de laRegione di sabato. Il principio è semplice: il Plr ha 21 mele (seggi) e riceve 5 franchi (posti in commissione), mentre il Ps ha 12 mele e riceve solo 2 franchi. Non fa una grinza: proporzionalità non rispettata. Con più della metà dei seggi, il Ps riceve meno della metà dei posti in commissione. Quello che è mancato però è la controprova, infatti i rapporti matematici vanno fatti sia con la proposta che segue l’articolo di legge, ma anche con quella che la interpreta. Prendiamo allora la tesi portata avanti dai socialisti: 4 seggi Liberali Radicali, 4 per Il Centro e 3 per il Ps. Questo significa che, prima di tutto, nonostante il Plr abbia 21 mele, riceve gli stessi 4 franchi de Il Centro che ne ha 16 di mele (ca. il 25% in meno!). E che il Partito socialista riceve 3 franchi per 12 mele (quindi quasi il 40% in più di quanto gli spetti in proporzione rispetto ai Liberali). Oh cavolo! Anche in questo caso la proporzionalità non è rispettata. Adesso come facciamo? Ci sono due possibilità: la prima è cercare una suddivisione proporzionale (vi svelo un segreto, è impossibile), la seconda è applicare una legge che c'è e che forse non va bene, ma che se si vorrà cambiare bisognerà seguire il giusto iter. La cosa certa è che la soluzione non è imporre varianti che non possono essere sostenute con la giustificazione della proporzionalità. Così facendo fondamentalmente si otterrà un solo risultato: allontanare ancora di più la popolazione dalla politica e dalle istituzioni.