Nella fisica novecentesca è stato sperimentato che gradualismo e catastrofismo sono connessi, non solo come discorso dialettico tra i fisici, ma come fatti dinamici che edificano un equilibrio, al quale a un certo punto può bastare un piccolo fattore per decretarne la rottura. La catastrofe è dietro l’angolo. La nostra casa (oikos) è la natura, la superficie terrestre e la sua atmosfera. È banale dirlo, ma dimentichiamo spesso le leggi ripetitive dei viventi, della Terra e del cosmo. L’uomo ha sviluppato una seconda natura, la tecnica, che occupa una parte della natura con gli insediamenti e ne sfrutta ampiamente le risorse. Se si colonizza la natura eccessivamente, si tende a cambiare i cicli naturali; se agli ecosistemi si toglie in eccesso e non si rende, vengono cambiati i sistemi. La colonizzazione e lo sfruttamento umani sono diventati un pericolo. L’apparato scientifico-tecnico è in grado di distruggere le condizioni dei viventi e del genere umano. L’economia in crescita e il mito del benessere, la crescita dell’umanità in senso lato mettono il progresso in discussione.
Qual è il problema? L’uomo tecnico è necessariamente opposto alla natura, ossia la seconda natura dell’uomo va contro la natura in senso inconciliabile. Il fenomeno che si osserva ha il carattere dell’indefinito. Solo una occupazione misurata dello spazio naturale con le infrastrutture della civiltà della tecnica può salvare la natura come la conosciamo. Stesso discorso sul tempo dovuto alla natura per il recupero della forza biologica. Dai satelliti si vedono le aree delle metropoli e delle desertificazioni; una superficie come il Sudamerica non basta più per le colture alimentari, una superficie come l’Africa non basta più per gli scopi pascolativi. La popolazione mondiale del XX secolo è quasi quadruplicata; a inizio 2000 eravamo 6 miliardi e nel 2050 dovremmo raggiungere i 9 miliardi. Eric Hobsbawm, lo storico di "Il secolo breve", scrive: “I due problemi centrali e determinanti nel lungo periodo sono quello demografico e quello ecologico”. I portavoce dell’economia si sforzano di convincere che la crescita è da intendere come qualitativa, mentre si osserva con tutta evidenza che l’economia, come anche la tecnica, sono guidate da un pensiero di crescita indefinito. La scienza si mette in mostra con l’agricoltura tecnologica, cioè il modo di alimentare l’uomo del futuro attraverso l’innovazione che razionalizza e ottimizza le colture di vegetali e animali: piani di produzione, controlli e diagnosi, genetica e fenotipizzazione, nutrimenti concentrati e sintetici, laboratori estesi, fattorie verticali e idroponiche, produzione indipendente dalla latitudine. Scienziati israeliani hanno sperimentato la produzione di carne sintetica partendo da cellule animali, la quale comporta un impatto complessivo minore sull’ambiente rispetto alle tradizionali colture di bovini da macello.
La tecnica aiuta necessitando all’autoconservazione in maniera sempre più innaturale, ma nello stesso tempo potrebbe dirigerci all’autodistruzione. L’idea del progresso indefinito è inaccettabile per i catastrofisti, che continuano a essere presi come irrazionali e commiserabili. Il microcosmo e il macrocosmo hanno le loro leggi, ivi compresa l’aleatorietà che è la legge del dado (alea in latino è dado). A questo anche il testardo Einstein dovette chinarsi. Saggezza cosmica, stoltezza umana.