Potrei oggi elencare le provocazioni e gli attacchi avvenuti in questa campagna. Ognuno di noi sa bene chi ha cominciato per primo a seminare pietre d’inciampo sul cammino dell’alleanza. Ma sarebbe un discorso sterile, perché questa frattura nella lista di centro-destra ha radici più profonde, politiche e culturali.
La sintesi che nasce dall’incontro con il popolo leghista durante questa campagna elettorale è la seguente ed è molto semplice: la Lega non è un partito borghese. È questa la conclusione che ho potuto trarre grazie a queste settimane di incontri in varie parti del cantone. Perché a mio modo di vedere la campagna elettorale è soprattutto questo. Non deve servire solo ai politici per fare voti, ma serve per crescere ed imparare dai cittadini e dalla gente.
Lega e Udc possono – anzi devono – continuare a condurre alcune battaglie comuni. La difesa della neutralità, la sicurezza, la contrarietà all’integrazione della Svizzera nell’Unione europea. Oltre a questi temi però le differenze sono sostanziali ed emergono con l’evoluzione della società e con i cambiamenti delle esigenze della popolazione.
Ad esempio la Lega ha sostenuto e sostiene politiche ambientali e di protezione del nostro territorio, pragmatiche e non ideologiche. La Lega sostiene e promuove gli investimenti pubblici e ha dimostrato legislatura dopo legislatura di saper dire, ma soprattutto di saper fare. La Lega ha un approccio pragmatico alla scuola e non si lascia imbavagliare e inscatolare in compartimenti stagni e sterili diatribe ideologiche. La Lega ha un’anima sociale che significa che lo Stato deve essere efficiente, con una burocrazia snella e una fiscalità competitiva, ma senza lasciare indietro nessuno, in particolare i ticinesi in difficoltà e i nostri anziani. E l’anima sociale della Lega è indignata di fronte al voto del Consiglio nazionale che grazie a Plr e Udc ha negato il rincaro Avs completo ai nostri anziani: una decisione irrispettosa!
Quella di Lega e Udc è dunque un’alleanza che può funzionare su alcuni temi e in alcuni momenti, ma che non può appiattire il nostro movimento su posizioni incomprensibili per il nostro elettorato. Non possiamo chiamare "alleato" chi non ha rispetto per la nostra azione politica, per i molti risultati conseguiti e per i nostri esponenti che con tanto lavoro hanno permesso di raggiungerli.
Noi viviamo, vediamo e vogliamo un Ticino popolare, pragmatico, di destra, ma sociale.