Riflessioni attorno al ‘caso Aim’. Aspettando il risultato delle analisi del gruppo di lavoro ad hoc
Geograficamente siamo nel mezzo di due estremi. Al Nord, nei paesi anglosassoni, due frasi scopiazzate in una tesi di laurea vent’anni prima bastano per obbligare alle dimissioni e decretare il tramonto di "un politico". Scendendo verso Sud, in parlamenti e governi si siede con gravi precedenti penali. D’accordo: il diritto all’oblio, che tende all’indulgenza degli sbagli passati, è una conquista della civiltà; però non sempre ci azzecca col vestito della probità che deve indossare chi gestisce la cosa pubblica (che si farebbe bene a chiamare "cosa di tutti", per meglio chiarire il concetto).
Ciò che però da Nord a Sud si tende a non perdonare ai "politici" è la bugia. La bugia è una falsa affermazione attorno alla realtà. A differenza dell’errore, che è una falsa rappresentazione o idea della realtà, la bugia è messa lì per ingannare gli altri a proprio vantaggio. Perché questa precisazione? Perché talvolta chi dice il falso – anche se è "un politico" – non dice una bugia; semplicemente si esprime in base a un errore. Dunque, per certi aspetti bugia ed errore sono simili; a fare la differenza, è in sostanza solo la finalità: volere o non volere turlupinare gli altri.
Questa divagazione è utile per anticipare con quale lente i cittadini e contribuenti della Città di Mendrisio leggeranno le conclusioni dei chiarimenti che avrà fatto – si legge nel comunicato ufficiale – "il gruppo di lavoro interno all’amministrazione con il compito di riesaminare e ricostruire il processo comunicativo tra il Dicastero Aim, il Municipio e la Commissione della gestione in merito all’acquisizione delle reti Ail". Sebbene chi vi farà parte ancora non si sa (ma si presume, anzi ci si augura, non saranno i 7+1 del Municipio»), nonostante il burocratese con cui si è voluto frettolosamente circoscriverne il compito, i componenti di questo curioso "gruppo di lavoro interno" dovranno semplicemente chiarire, a chi paga loro lo stipendio, se, ed eventualmente chi, nella vicenda delle "reti Ail", ha raccontato bugie.
Chi dice che tutti sapevano o dovevano sapere? Oppure, dall’altra parte, quanti affermano che non ne sapevano nulla? Un compito semplice, anzi semplicissimo in questo gioco del "Rischiatutto": ci sono documenti, verbali, registrazioni e altri scritti (perché, come si dice, quelli manent). Ovvia la curiosità. Ma già si fatica a credere che in quelle conclusioni potrà trovare spazio la constatazione che taluno fosse in errore: semplicemente perché, evidentemente, da una parte oppure dall’altra è stata detta (almeno) una bugia. E una bugia, appunto, non solo "non è mai un bel vedere", bensì è sempre il tentativo, imperdonabile per "il politico", di fare fessi i cittadini contribuenti (ed elettori).