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Chi pensa ancora alla Siria?

Molte crisi vengono dimenticate, a metà marzo saranno dodici anni di guerra con sei milioni di minori che hanno vissuto l’intera vita tra violenze e fughe

Profughi siriani diretti in Libano (Keystone)

Sono tempi duri per l’Europa: oltre a minacciare la vita e il benessere di milioni di bambini, il conflitto in Ucraina ha generato il maggiore flusso di profughi dalla Seconda guerra mondiale, mentre l’impennata inflazionistica e la crisi energetica gravano sull’economia. La scorsa estate, inoltre, è stata contraddistinta da temperature record, siccità e incendi boschivi. Tutto ciò dopo due anni in cui la pandemia di Covid-19 ha tenuto sotto scacco l’intero continente.

Guardando al quadro globale, l’interruzione delle catene di approvvigionamento e la mancanza di grano e fertilizzante hanno ripercussioni esistenziali per milioni di persone. Conflitti in corso da tempo soffrono una recrudescenza, mentre nascono nuove crisi, in particolare a livello mondiale. Le persone colpite, soprattutto bambini – la fascia di popolazione più vulnerabile –, lottano per sopravvivere. Si stima che un miliardo di minori sia minacciato dalle conseguenze dei cambiamenti climatici, un numero più o meno uguale – accresciuto di cento milioni dalla pandemia – è invece colpito dalla cosiddetta povertà multidimensionale, ossia non ha accesso a cibo, acqua pulita, istruzione e a un’esistenza dignitosa. E la povertà su scala planetaria non fa che aumentare.

A questi dati drammatici si aggiunge il fatto che molte crisi vengono dimenticate. Non se ne parla quasi più: chi pensa ancora alla Siria, per esempio? A metà marzo inizierà il dodicesimo anno di guerra: quasi sei milioni di minori hanno passato l’intera vita tra la violenza e in fuga, per molti la scuola è un ricordo lontano. La popolazione siriana ha pagato un tributo altissimo, i bambini hanno perso familiari e amici, e dovuto fare a meno dei luoghi sicuri, come appunto le scuole nelle quali giocare, imparare e sognare. Tanto, troppo dolore e traumi irreversibili! L’infanzia siriana merita una vita e un futuro migliori.

Ogni giorno, i professionisti dell’informazione decidono quali eventi raccontare. Solitamente prediligono fatti già noti al pubblico e che provocano un impatto emotivo. Non c’è nulla di male, il mondo tuttavia è complesso e sfaccettato, non ci sono solo il coronavirus e la guerra in Ucraina, i due temi che di recente hanno monopolizzato l’attenzione. Di tanto in tanto, trovano spazio notizie provenienti da altri Paesi scossi da crisi, singoli contributi che spesso però si perdono nel mare monotematico dei servizi degli ultimi tre anni.

Nessuno nega che le conseguenze del conflitto ucraino siano devastanti e traumatizzanti, soprattutto per la popolazione direttamente colpita, vanno però ricordati anche gli altri milioni di bambini e le loro famiglie in tutto il pianeta vittime di eventi che non trovano spazio negli organi di informazione tradizionali.

Anche se alle nostre latitudini molte crisi non ricevono copertura mediatica, non possiamo distogliere lo sguardo: le vittime delle catastrofi lontane dalle luci dei riflettori hanno bisogno della nostra attenzione, ma ancor di più di aiuti salvavita e di prospettive concrete. Segnalare queste necessità in tempi di emergenze globali e conflitti è un’impresa erculea. Solo unendo le forze potremo regalare una vita migliore a tutti i bambini, anche a quelli nelle crisi dimenticate.