Per iniziativa di alcuni cittadini di Balerna, nelle scorse settimane è stata avviata con successo una raccolta di firme (oltre 300) per chiedere al Consiglio di Stato di avviare uno studio di aggregazione concernente i Comuni del Basso Mendrisiotto. Nell’edizione de laRegione del 21 dicembre scorso la giornalista Daniela Carugati aveva dedicato a questa iniziativa un articolo intitolato "Aggregazione, missione compiuta" nel quale con toni enfatici scriveva che "di fatto si tratta di una prima a livello ticinese: mai sino a ora la spinta a confrontarsi su un processo aggregativo era giunta direttamente dalla cittadinanza". Per correttezza di cronaca va però detto che già una ventina di anni fa, per iniziativa del movimento politico "Il Guastafeste", nel Locarnese vennero presentate due istanze di aggregazione firmate da oltre 3’000 cittadini. Non so se fu una prima a livello ticinese, ma di certo si trattò delle istanze popolari più importanti presentate finora in Ticino in tema di aggregazioni, sia per la vastità del comprensorio interessato all’operazione sia per l’intensità dei dibattiti che esse causarono sull’arco di quasi una decina di anni.
Il 4 giugno 2003 venne presentata la prima istanza, sottoscritta da 827 cittadini, che chiedeva la creazione di uno studio di aggregazione per i quattro Comuni della sponda destra della Maggia (Losone, Ascona, Ronco s/Ascona e Brissago). La seconda istanza, sottoscritta da 2’295 cittadini, venne presentata il 18 maggio 2005: essa in un primo tempo riguardava solo cinque Comuni della sponda sinistra della Maggia (Locarno, Muralto, Minusio, Orselina e Brione s/Minusio) ma poi per decisione del Consiglio di Stato venne estesa pure ai Comuni di Tenero e Mergoscia.
L’iter delle due richieste fu lungo e travagliato, perché il Consiglio di Stato, per non pregiudicare l’obiettivo (utopico) di creare un’unica grande città comprendente tutti i Comuni in questione, fece di tutto per ritardare e ostacolare i due progetti. Il 14 febbraio del 2005, ad esempio, respinse la prima istanza, costringendo così i promotori a interporre un ricorso al Gran Consiglio, il quale lo accolse praticamente all’unanimità il 28 settembre dello stesso anno, rilevando che lo spirito della legge sulle aggregazioni era quello di facilitare le istanze provenienti dal basso e non di ostacolarle, e che quella in oggetto non era una proposta "manifestamente incompatibile" con la politica cantonale in tema di aggregazioni. Con calma olimpionica, nel settembre del 2006 il Consiglio di Stato provvide a istituire le due Commissioni incaricate di eseguire gli studi. Ma poi decise di avviare "motu proprio" un terzo studio concernente la creazione della Grande Locarno, e ciò comportò ulteriori infiniti ritardi nell’allestimento dei due studi aggregativi, che furono portati a termine solo nel settembre del 2010. Finalmente, dopo tanto spreco di tempo e di energie, arrivò il momento delle votazioni consultive. Il 25 settembre 2011 il progetto aggregativo concernente la sponda sinistra della Maggia venne bocciato (solo i Comuni di Locarno e Mergoscia votarono a favore). Analoga sorte toccò il 20 novembre 2011 al progetto dell’altra sponda, dove solo il Comune di Losone votò a favore.
L’anno dopo il movimento del Guastafeste lanciò un’iniziativa popolare costituzionale (con Luigi Pedrazzini e Giorgio Giudici nel comitato) che chiedeva ai cittadini di tutto il cantone di inserire nella Costituzione la creazione di due nuove Città: la Grande Locarno e la Grande Bellinzona. L’iniziativa venne dichiarata irricevibile dal Gran Consiglio e successivamente pure dal Tribunale federale (con 2 giudici a favore della ricevibilità e tre contro, fra cui il ticinese Ivo Eusebio), ma ebbe il merito di accelerare l’aggregazione del Bellinzonese. E fu così che il Locarnese, malgrado gli sforzi del Guastafeste, rimase la Cenerentola del Ticino, e di conseguenza i Comuni della regione continueranno a sprecare soldi per dei doppioni che con un’aggregazione si sarebbero potuti evitare. A Losone, ad esempio, si stanno investendo 13 milioni di franchi per la costruzione di un nuovo palazzo comunale destinato a 6’500 abitanti, e con un moltiplicatore d’imposta matematico che sfiora ormai il 95%...