I dibattiti

Una libertà per pochi

It’s the most wonderful time of the year, ma non per tutti. Il primo fine settimana di aperture natalizie è trascorso. Stando alle ultime dichiarazioni della presidente di Federcommercio l’affluenza è stata inferiore alle aspettative e gli affari non sono andati come l’associazione sperava. Colpa dei portamonete sempre più leggeri. Hai voglia a ripetere che aprire di più vuol dire guadagnare di più: se 100 hai da spendere, 100 spendi.

Le cifre non hanno soddisfatto i commercianti, però le migliaia di lavoratori e lavoratrici impiegate nel settore hanno lavorato, in un clima tutt’altro che sereno. Nel commercio al dettaglio il lavoro serale e domenicale del periodo prenatalizio, preceduto dalle aperture prolungate per il Black friday e dalle aperture nei giorni festivi, è caratterizzato da stress, giornate interminabili e settimane di lavoro spesso di sei giorni su sette che pesano sulla vita e sulla salute del personale impiegato nella vendita. Il tutto condito dalle pressanti preoccupazioni economiche legate ai bassi salari che caratterizzano il settore e al carovita che il prossimo anno eroderà il già esiguo potere d’acquisto. Gli insufficienti aumenti salariali nella grande distribuzione, che non compenseranno nemmeno il rincaro, si incrociano con le indegne condizioni salariali del personale impiegato nel piccolo commercio assoggettato al Ccl vendita: quest’ultimo anche per il 2023 non prevede alcun aumento, inchiodando i salari ai Fr. 3’200 per 42 ore settimanali per il personale senza formazione (Fr. 3’400 per chi ha una formazione di due anni e Fr. 3’600 per chi ha una formazione di 3 anni).

È con questi presupposti che tutto l’anno, non solo a Natale, i lavoratori e le lavoratrici del commercio al dettaglio affrontano lo sconquasso delle loro condizioni di lavoro e di vita causato dalle aperture generalizzate domenicali, dalle aperture generalizzate nei giorni festivi e dalle aperture serali previste dall’attuale legge sugli orari di apertura dei negozi.

Nella totale indifferenza di chi sciorina parole come "libertà" e che ha sostenuto e votato le ulteriori deregolamentazioni degli orari di apertura dei negozi, contro le quali i sindacati Unia e Ocst hanno lanciato il referendum. Una libertà per pochi, non per tutti. Sicuramente non per i dipendenti che oggettivamente non possono rifiutarsi di lavorare la domenica.

Il personale chiede stabilità, salari dignitosi, giornate e settimane di lavoro sostenibili con turni non frammentati, piani di lavoro affidabili e il giusto tempo di riposo da dedicare a sé stessi e alla famiglia.

E mentre i venditori e le venditrici sono nelle mani dei datori di lavoro, della politica e, non da ultimo, dei consumatori/elettori, essi continuano a lavorare nella totale invisibilità.

Allora nel periodo più duro dell’anno, auguriamo a tutto il personale del commercio al dettaglio un buon Natale e buone condizioni di vita e di lavoro.