La presidente della Commissione formazione e cultura risponde a Speziali, che la settimana scorsa ha bocciato il lavoro sulla sperimentazione
La richiesta del Plr (fatta per bocca del suo presidente il 2 dicembre) di accantonare il progetto di superamento dei corsi attitudinali e di base nella scuola media (i ‘livelli’) attualmente in discussione nella Commissione formazione e cultura del Gran Consiglio è stata decisamente prematura. La ragione di tale improvvida richiesta? "Gli approfondimenti richiesti e le audizioni in Commissione non ci hanno soddisfatti", ha affermato il Presidente liberale, interpellato dal giornalista.
A mia volta, da Presidente della Commissione mi tocca segnalare che le audizioni richieste non sono terminate, anzi, manca ancora una tornata molto importante in cui i rappresentanti del comitato che ha lanciato l’iniziativa popolare "Basta livelli", i rappresentanti dell’Associazione scuola pubblica, del Sisa e della Società Demopedeutica esprimeranno la loro opinione sul modello di riforma attualmente in discussione.
Chiudere le porte a una riforma scolastica che la maggioranza delle forze politiche (fra cui gli stessi liberali) e tutto il Paese chiedono, e farlo senza nemmeno concludere i lavori, non può non intaccare gravemente la fiducia della popolazione sulla qualità del lavoro istituzionale, un lavoro osservato soprattutto da chi è vicino ai 12’000 allievi che frequentano la scuola media di oggi e a tutti i più piccoli che la frequenteranno nei prossimi anni.
Mi corre l’obbligo anche di respingere al mittente l’accusa di "approssimazione" (affibbiata anche a me, nella funzione di Presidente della Commissione) e di consigliare al collega Speziali di evitare i giochini di parole del tipo "sperimentazione fa rima con approssimazione", volti a infangare aprioristicamente una proposta di riforma scolastica che si fonda necessariamente, come tutto nella scuola, proprio sulla costruzione delle riforme attraverso l’esperienza.
Stroncare sul nascere una riforma proposta da chi l’insegnamento lo conosce, perché dirige quotidianamente una scuola, non può che rallentare inutilmente la riforma e annullare tutti gli sforzi fatti finora. Il compito della Commissione formazione e cultura è quello di esaminare il progetto della riforma scolastica nel suo complesso. E questo impegno, per rigore istituzionale e senso di responsabilità, va portato a termine, ascoltando tutte le voci che hanno delle cose da dire.