Succede di rado in quel di Lugano, ma ogni tanto succede; intendo dire in Consiglio comunale. Che cosa? Che il sindaco leghista debba mettere in riga i consiglieri comunali, suoi compagni di partito nonché amici di merenda degli udicì, ricordando loro che hanno promesso/giurato di rispettare la Costituzione e le leggi e che quindi non possono credersi degli intoccabili: viviamo ancora, per fortuna, in uno Stato di diritto. Siccome non voglio essere accusato di partigianeria, lascio la parola a un osservatore esterno che, dall’alto delle tribune della sala consiliare, ha potuto osservare un passaggio da teatro dell’assurdo andato in scena a proposito del prelievo del super contributo per le canalizzazioni, cioè dei 117 milioni di franchi che Lugano, per legge, deve incassare dai proprietari d’immobili avvantaggiati da varie opere di canalizzazione effettuate negli scorsi anni, in certi casi decenni.
«Ha suscitato un ampio e vivace dibattito la richiesta di credito [...] per ricostruire i dati necessari all’emissione dei contributi provvisori e recuperare le spese già sostenute con la procedura legata al Piano generale di smaltimento delle Acque (Pgs), votato nel 2016 dal legislativo di Lugano. [...]. Un prelievo obbligatorio, per il quale occorreva la maggioranza assoluta. [...]. Eppure, nella seduta dell’8 febbraio del 2021, a due mesi dalle elezioni comunali, il legislativo non aveva accolto il messaggio municipale. Lunedì (26 settembre) in Consiglio comunale è andato in scena il teatrino in salsa leghista, con il capogruppo e vicecapogruppo, rispettivamente Boris Bignasca e Lukas Bernasconi, sostenuti dalla posizione dell’Udc, che si sono espressi in aperto contrasto, seppur con toni contenuti, con il ‘loro’ sindaco di Lugano Michele Foletti. Un teatrino che solitamente va in scena la domenica, quando sul ‘Mattino’ si leggono le posizioni di opposizione della cosiddetta ‘base’, contro il Municipio a maggioranza leghista». (A. Reggiani, ‘laRegione’, 27.9.22).
Per par condicio e per non essere accusato di citare un giornale "amico dei socialisti", riporto quanto scritto ieri (27 settembre) dal cronista dell’altra testata giornalistica. «Michele Foletti non ha usato mezzi termini: "Perché quando i consiglieri comunali devono giurare fedeltà alle leggi e alla Costituzione sono qui a scodinzolare, e poi si comportano diversamente? Non dobbiamo pensare che siccome siamo Lugano, possiamo fare quello che vogliamo". La metafora canina non è piaciuta tra i banchi della destra. "Scodinzolare? – ha risposto seccata Raide Bassi (Udc) –. Siamo qui per fare politica, alcuni toni si potrebbero evitare". Non l’ha presa bene nemmeno il leghista Boris Bignasca: "Non sono parole istituzionalmente molto corrette verso chi, in un Paese democratico, esprime in modo legittimo il proprio dissenso" ha rimproverato al sindaco e compagno di partito». (G. Gasperi, Cdt). Credevo di aver sentito non dico tutto, ma molto; ma, nel molto, mancava questa perla: il rimprovero del figlio dell’immaginifico Nano Bignasca al sindaco Foletti di usare "parole non istituzionalmente corrette". Sì, avete letto bene: "Istituzionalmente corrette". E paradossalmente debbo anche dargli ragione! Siamo al teatro dell’assurdo: piccoli Samuel Beckett crescono.