Nelle discussioni con gli amici talvolta ritorna il "una volta era davvero conveniente fare la spesa in Italia". Quando i governi del nostro vicino avevano ancora la lira e la sfruttavamo allegramente deprezzandola per compensare i loro problemi strutturali: gli italiani perdevano potere d’acquisto ma chi esportava e i turisti che visitavano il Bel Paese ne approfittavano. Poi le cose hanno iniziato a cambiare e infine è arrivato l’euro, ma il turismo degli acquisti è continuato.
Durante il Covid e le limitazioni agli spostamenti abbiamo visto tutti servizi con commerciati d’Oltreconfine ritrovatisi senza clienti e un boom degli acquisti locali. Che i nostri vicini si rassicurino: sta per arrivare un’epoca d’oro per il turismo degli acquisti, perlomeno secondo i sostenitori dell’iniziativa "sull’allevamento intensivo". Se dovesse passare il prossimo 25 settembre, essa soffocherà la nostra produzione nazionale di derrate alimentari di origine animale, ovvero carne, latte e uova. Gli stessi limiti vorrebbero essere imposti anche alle importazioni, ma ciò non sarà possibile in quanto contrario ai vari accordi internazionali siglati dal nostro Paese.
Pertanto la "pepa tencia" rimarrà nelle nostre mani e i prezzi aumenteranno fino a quando la domanda non crollerà – è una legge di mercato – e mi sembra ovvio che questo succederà. Alcuni prodotti potrebbero addirittura sparire dalla nostra gamma produttiva. Immaginate però quanto costerebbero di più salumi, affettati e latticini italiani, per esempio, prodotti appositamente per la ricca e sensibile Svizzera.
Purtroppo la recente invasione dell’Ucraina dovrebbe, tra l’altro, averci insegnato chiaramente il grande valore dell’autoapprovvigionamento alimentare, meglio detto indipendenza alimentare. Attenzione a non farsi trascinare nel giogo e nel cinismo presente nella testa di alcuni capi di Stato pronti, senza ritegno alcuno, a usare l’arma alimentare. C’è veramente poco da stare tranquilli.
Posso solo caldamente invitare a votare un chiaro No.