L’allevamento intensivo, osteggiato anche da molte contadine e contadini, è un sistema di produzione che trascura quasi tutte le esigenze fondamentali degli animali. Gruppi di grandi dimensioni sono stipati in uno spazio esiguo e generalmente non hanno nessuna possibilità di uscire all’aperto. Nell’allevamento intensivo gli animali non sono considerati come esseri viventi, bensì come semplici prodotti, a causa della loro capacità di sopportare il dolore, contrariamente a quanto fanno credere le immagini pubblicitarie delle lobby lattiere e della carne. In Svizzera, dal secolo scorso il numero di animali detenuti a scopo industriale è aumentato circa della metà. Nel 2021 più di 80 milioni di animali sono stati ingrassati e uccisi. Nel contempo, il numero di aziende agricole è diminuito da circa 70’000 a meno di 55’000. Oggi vengono detenuti molti più animali per azienda, con ricadute nefaste sul loro benessere. La situazione attuale indica che la legislazione sulla protezione degli animali in vigore non basta a impedire la negligenza del benessere e della dignità degli animali. L’iniziativa è garante di una agricoltura sostenibile: i prodotti di provenienza animale sono responsabili dell’85% delle emissioni di gas a effetto serra dovuti all’agricoltura. La produzione zootecnica industriale aumenta inoltre localmente le emissioni di ammoniaca e l’inquinamento fonico. Al momento la Svizzera importa annualmente 1,4 milioni di tonnellate di foraggio. Tali importazioni di foraggio consentono di detenere molti più animali di quanti possono essere detenuti in modo conforme all’ubicazione. La Svizzera può soddisfare la propria intenzione di praticare un’agricoltura consapevole dell’uso delle risorse e rispettosa degli animali detenendo maggiormente gli animali al pascolo e riducendo l’importazione di foraggio. L’iniziativa contribuisce a rafforzare la salute delle persone e degli animali, siccome le crescenti resistenze agli antibiotici fanno parte delle grandi sfide dei nostri tempi. La zootecnia industriale porta a maggiori rischi di malattie, maggior presenza di germi e un uso smodato di antibiotici e medicine. L’allevamento intensivo accresce i rischi di pandemie. Si stanno imponendo viepiù sistemi in cui gli animali nascono, crescono e sono ingrassati in fattorie diverse. Ogni trasferimento comporta un nuovo rischio di infezione. Indirettamente la zootecnia industriale comporta rischi sanitari, favorendo la carne prodotta a buon mercato. Non dimentichiamo che il consumo eccessivo di prodotti di provenienza animale causa malattie cardiovascolari, diabete e sovrappeso. Per questi e altri motivi, votiamo sì all’iniziativa contro l’allevamento intensivo il 25 settembre.