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Le candele ci salveranno?

(Ti-Press)

La crisi energetica che sembra delinearsi a causa della guerra in Ucraina, l’assenza di un accordo quadro con l’Europa che coinvolga anche il mercato elettrico e la manutenzione straordinaria di diverse centrali nucleari francesi potrebbe portare, secondo alcuni scenari, a dei blackout elettrici più o meno controllati durante il prossimo inverno. Questa novità ci sorprende e ci preoccupa particolarmente anche perché alle nostre latitudini non ci siamo mai veramente confrontati con il limite: le risorse a nostra disposizione, anche quelle energetiche, contrariamente alle attuali abitudini, non sono in effetti illimitate.

Invece di cogliere questa possibile avversità come un’opportunità per finalmente lanciare una campagna a tappeto per un uso più razionale dell’energia, per prevedere finalmente delle misure chiare di un uso parsimonioso dell’elettricità e per lanciarci davvero nell’era solare, ecco che personaggi importanti a livello federale si lasciano andare in affermazioni ridicole che non fanno altro che seminare il panico. Siamo in effetti messi veramente male se il direttore della Commissione federale dell’energia (Elcom) ci consiglia di far scorta di candele e per di più, non quelle al 90% meno impattanti a base di stearina ma quelle al 100% a base di paraffina, materiale derivato dal petrolio.

Esistono pannelli solari alti una spanna e lunghi due, che esposti qualche ora sul balcone o dietro una finestra soleggiata, consentono di dar luce a tre lampadine Led per 5-10 ore, ricaricare il telefonino, far funzionare un pc. Il costo è pari a circa 3 mesi di candele, ma con una vita e un’autonomia di almeno 10 anni, e senza dover respirare al chiuso il fumo di derivati del petrolio e relative polveri fini. Certo consigliamo una soluzione basata sull’energia solare tanto frenata negli ultimi 20 anni e apparentemente dimenticata ancora oggi da chi invece dovrebbe avere le competenze per promuoverla. Meglio che ci svegliamo da soli perché con simili (ir)responsabili a guidarci, rischiamo di tornare realmente, non solo alle candele medievali (che almeno profumavano di cera d’api), ma anche alle caverne.