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Il nome dei partiti

28 giugno 2022
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Il Partito popolare democratico, sull’onda di quanto deciso poco tempo fa dalla sua formazione nazionale di riferimento, ha dunque cambiato nome. Da ora in poi si chiamerà Il Centro: nome che vuol dire tutto... e niente, il che potrebbe essere fonte di confusione – e magari qualche conflitto – con l’Unione Democratica di Centro (Udc). Benché nulla impedisce che sia l’Udc a cambiare nome, adattandone uno che rifletta in qualche modo l’originale tedesco di "Schweizerische Volkspartei". Per un diritto di precedenza è però poco probabile che ciò accada.

Per una particolarità politica cantonticinese, anche i liberali amano dirsi "di centro". A rigore, potrebbero quindi confluire anch’essi nella formazione messa in piedi dagli "storici avversari". Probabilmente non tutti ne sarebbero entusiasti, ma se i militanti hanno accettato senza batter di ciglia che il colore distintivo del partito fosse, sull’esempio di oltre-Gottardo, il blu..., non è escluso che essi possano digerire anche l’ipotesi menzionata.

Certo, il nome del Plrt, peraltro, non è un esempio di chiarezza esplicativa. Quel che pone problemi è l’aggettivo "radicale". In passato era usato solo nel lessico politico ed era considerato sinonimo di progressista, democratico, sociale, interclassista ecc. Oggi è invece entrato nel lessico comune ed è inteso da molti solo nel significato di estremista ("i radicali islamici", "un’iniziativa troppo radicale" ecc.). Abbinato poi al termine "liberale", l’aggettivo può anche dare l’impressione che il partito persegua un liberalismo estremo; quasi un libertarismo all’americana.

Ricordo che circa 35 anni fa, facevo parte di un gruppo, incaricato dall’allora presidente Pier-Felice Barchi di proporre modifiche all’organizzazione del partito. Proposi allora di "modernizzare" il nome, sostituendo l’ormai superata definizione "radicale" con quella più confacente di "democratico", come in altri Cantoni. I colleghi (ricordo in particolare il prof. Andrea Ghiringhelli) dissero però che per un doveroso riguardo a coloro che si riconoscevano nel vecchio termine, era meglio lasciar perdere. La questione non fu così discussa, per cui ci si ritrova oggi ancora ai piedi della scala. Speriamo, che prima di affrontare una seria discussione sul tema non passino ancora altrettanti anni!

Il termine "democratico", peraltro, piace poco anche ai socialisti, perlomeno a quelli ticinesi. I "compagni", che in tedesco si chiamano "Sozialdemokratische Partei", in italiano (e in francese) il riferimento alla democrazia sembra però superfluo, quasi attenuasse la forza propulsiva del "sol dell’avvenire"... (ricordiamo che, a suo tempo, il Psa usava l’appellativo di "socialdemocratici" quasi a mo’ d’insulto nei confronti dei compagni separati del Pst).