Il suolo è un bene raro, indispensabile alla vita – per il benessere, per l’alimentazione, per la natura. Il suolo deve essere protetto e utilizzato con parsimonia.
Settimana scorsa il Consiglio degli Stati ha iniziato a discutere della revisione della legge sulla pianificazione territoriale e dell’Iniziativa paesaggio. La discussione proseguirà questo giovedì. Una discussione tecnica, ma importante perché ne va della «faccia» del nostro territorio. La legge attuale contiene sì delle belle parole, tipo «proteggere le basi naturali della vita, come il suolo, l’aria, l’acqua, il bosco e il paesaggio» ma la stessa legge contiene pure una lista infinita di eccezioni che hanno permesso negli ultimi anni fuori zone edificabili a una quantità sproporzionata di edifici di vedere la luce. In Svizzera, ogni anno, più di duemila nuovi stabili sono costruiti fuori zona. Strano perché in questa famosa legge si trova pure uno dei principi sacrosanti della pianificazione territoriale che è quello di utilizzare il suolo con misura e di separare i comprensori edificabili da quelli non edificabili. Concretamente: costruiamo nei centri abitati, lasciamo libere le nostre campagne. Quasi superfluo aggiungere che per ogni stabile, una marea di infrastrutture devono pure essere realizzate. Contribuendo ulteriormente alla scomparsa del suolo sotto il cemento.
Se da una parte la Camera alta ha introdotto nella legge gli obiettivi di stabilizzare la quantità di edifici esistenti fuori delle zone edificabili e di bloccare l’impermeabilizzazione del suolo, ancora una volta dei buoni propositi voluti anche dall’Iniziativa paesaggio, dall’altra parte sta nuovamente introducendo nella legge delle eccezioni insostenibili per il nostro paesaggio. Giovedì scorso a Berna, nella sala dei nostri senatori, sembrava di essere in un mercato dei desideri! Tutti d’accordo sul fatto di limitare la cementificazione del suolo, tutti d’accordo a proteggere il paesaggio, ma quando si arriva nei dettagli della legge, ognuno a difendere i propri interessi e chiedere ulteriori eccezioni: chi per il turismo, chi per le cave di ghiaia, chi per trasformare rustici senza nessuna controparte (e sì che qui il Ticino può veramente portare il buon esempio a Berna), chi per l’agricoltura industriale, chi per l’abbattimento e allargamento smisurato di vecchi stabili protetti… Questo si chiama far politica.
Questo giovedì le senatrici e i senatori continueranno la loro discussione. A dipendenza di come la legge uscirà dalla loro sala, speriamo che il Consiglio nazionale sia più coerente nelle sue decisioni e limiterà nuovamente queste eccezioni al fine di arrivare a una legge che non solo preveda degli obiettivi sostenibili, ma che metta a disposizione gli strumenti necessari per raggiungerli. Per il bene del nostro suolo, del nostro paesaggio e della nostra biodiversità.