"Care socie e cari soci, care collaboratrici e cari collaboratori, care volontarie e cari volontari, care utenti e cari utenti…", comincia così il comunicato mandato dal comitato e dalla direzione di Unitas a utenti e dipendenti. Comunicato che continua: "… con la comunicazione ufficiale datata 29 marzo 2022, vi avevamo informato riguardo alla nostra intenzione di procedere con un’inchiesta interna in merito ai presunti casi di molestie sessuali e mobbing… Nel frattempo i responsabili del Dipartimento della sanità e della socialità (resi attenti da un atto parlamentare presentato dal verde Marco Noi)… hanno ritenuto opportuno approfondire le problematiche sopraccitate emerse sulla stampa e d’intesa con noi hanno deciso di attivare la vigilanza cantonale riprendendo l’inchiesta sopraccitata…".
Dopo aver letto questa roba ci preme mettere i puntini sulle i.
Se il Dss si è assunto le spese dell’audit non è sicuramente per fare un favore ad Unitas, ma verosimilmente perché i membri del comitato – di cui una parte di utenti e collaboratori ha esplicitamente chiesto le dimissioni – sono i maggiori sospettati; sospettati di aver lasciato un loro pari molestare indisturbato collaboratrici e utenti per anni. Almeno due decenni! Quel "d’intesa con noi" è palesemente fuorviante. Un maquillage che serve ai vertici di Unitas a nascondere il fatto di essere stati estromessi da qualsiasi forma di controllo sull’audit.
In occasione dell’assemblea del 21 maggio scorso, che ha scontentato parecchi soci per le risposte non date e alla quale – alla faccia della trasparenza – ai giornalisti è stato impedito di assistere, il comitato ha annunciato che il (presunto) molestatore, fin lì alla testa della fondazione, è stato sostituito da Manuele Bertoli. Se all’assemblea fossero stati ammessi i giornalisti avremmo saputo che la nomina di Bertoli non è passata come una lettera alla posta. C’è infatti chi si è opposto perché la fondazione, quando l’attuale consigliere di Stato ricopriva un’importante carica, perse in Borsa diverse centinaia di migliaia di franchi.
Ma questa è un’altra storia; torniamo alle molestie. Quando una persona è disturbata e commette delle molestie, chi gli sta accanto dovrebbe aiutarla – se del caso farla curare – per impedirgli di far soffrire decine di persone, molte delle quali già fragilizzate dal proprio handicap, la cecità. Se no è omissione, ed è una colpa grave (anche questa, come le molestie, andata in prescrizione).
Per meglio intuire il clima che regna all’Unitas, basta considerare che finché l’audit era gestito dall’associazione in pochi si sono presentati dall’avvocato. Da quando il Dss ha estromesso Unitas il numero delle vittime (o presunte tali) non ha cessato di crescere. Crescere al punto che l’avvocato Raffaella Martinelli, incaricata dell’inchiesta, ha dovuto chiedere rinforzi all’avvocato Stefano Fornara.
A inchiesta conclusa, forse, finalmente scopriremo la verità.
Una verità che potrebbe anche portare al commissariamento dei vertici dell’associazione.