Il prossimo 15 maggio voteremo il decreto legislativo concernente il pareggio dei conti, che vuole porre un freno al continuo aumento delle spese del Cantone. La realtà: la ricerca di un equilibrio, concetto tanto contabile quanto dovere morale, lo ritroviamo in più aspetti della nostra vita. "Risparmiare quando si può per soffrire meno quando serve" è un concetto che ritroviamo in genitori e imprenditori. Lo Stato ne assimila lo spirito: dover guardare al proprio ruolo, alle proprie entrate e soprattutto alle proprie uscite con occhio critico. Un esercizio di equilibrismo non indifferente; che appare però giusto. Il decreto propone una soluzione ragionevole mediante un freno all’aumento delle spese. In altre parole, non si pretende di togliere prestazioni sociali, sanitarie e scolastiche ma bensì di introdurre un tassello di oculatezza nelle finanze pubbliche. È così che troviamo nuovamente rilevanti comuni denominatori: equilibrio e sostenibilità. Quest’ultimo – e tanto discusso – concetto non deve essere unicamente uno slogan, talvolta meramente ambientalista, ma assumere oggi i canoni della responsabilità intergenerazionale intesa come la necessità, o meglio il dovere, di non gravare sulle successive generazioni con uno Stato finanziariamente non sano. Tutti noi dobbiamo ammettere che vi sia giustamente un contratto sociale incentrato sul bilanciamento tra crescita economica e benessere della popolazione dove per esempio, i servizi pubblici permettano a tutti l’accesso a un’educazione di qualità e dove nessuno viva nella paura di ammalarsi. Da giovane, sono convinto che uno Stato senza socialità non possa definirsi veramente sano ma mi chiedo come uno Stato non sano possa permettersi – in maniera sostenibile – crescita, socialità e benessere. Ora e in futuro.