laR+ I dibattiti

PoLuMe, un progetto che non convince

Con il potenziamento dell’autostrada ci aspettano anni di traffico e cantieri. Le piste da seguire possono essere altre

Francesca Luisoni
(Ti-Press)

Che a Mendrisio ci siano più problemi di traffico è un dato oggettivo e innegabile. Come abitanti del Mendrisiotto siamo soliti a considerare il traffico quando decidiamo degli spostamenti, siano essi in auto ma anche in bicicletta. Che però questi problemi, o almeno parte di essi, possano un domani venir risolti potenziando l’autostrada (attuando quindi quello che è noto come il progetto PoLuMe) è a mio avviso molto discutibile.

Ogni volta che provo a mettere sul piatto della bilancia un cantiere che durerà anni, con un importante impatto sul territorio (penso ai due nuovi svincoli e alle tre gallerie) e il beneficio finale per la nostra regione (misure compensatorie comprese), mi dico che a prevalere sono sempre e comunque gli svantaggi. Primo tra tutti è il pensiero di quanto traffico si troveranno a dover assorbire in direzione nord la mattina la regione di Lugano, e in direzione sud la sera il nostro Mendrisiotto. Un traffico che già oggi non sappiamo gestire e che si riversa nel tessuto cittadino, fin nelle vie più discoste, provocando un disagio soprattutto a chi, in particolare bambini e anziani, vive le proprie giornate nei pressi del proprio domicilio e si sposta per lo più a piedi o in bicicletta.

La zona attorno alla stazione di Mendrisio, oppure Capolago, Arzo e Ligornetto, sono solo alcuni esempi di luoghi che già oggi sono attanagliati dal traffico e che con PoLuMe vedranno verosimilmente un peggioramento della propria situazione. L’altro grande tema è se siamo disposti a sacrificare ulteriore terreno creando nuovi svincoli e gallerie. Nuove arterie che andranno solo apparentemente a generare una risposta positiva per poi finire, come succede spesso, per saturarsi di nuovo in breve tempo, magari riversando su strada anche qualcuno che nel frattempo viaggiava in treno. E questo per provare a mettere in pratica un concetto che trovo presuntuoso: muoversi all’interno di un agglomerato urbano, che vogliamo sempre più in crescita economica, in qualsiasi orario senza trovare traffico nemmeno nelle ore di punta.

Non credo che la misura compensatoria che mira a realizzare la tanto citata passeggiata a lago tra Maroggia e Melano e alcune piste ciclabili, siano da sole sufficienti a giustificare questa ulteriore ferita sul nostro territorio. La realtà è che se guardiamo avanti ci aspettano anni di traffico e di cantieri. Di colonne e di aria non respirabile. Una realtà che a corto termine renderà il nostro Mendrisiotto ancor meno attrattivo di quanto non lo sia già ora. E se è vero che nel 2030 avremo una mobilità sempre più elettrica diventa ancora più importante chiederci se davvero ha senso investire 1,8 miliardi per creare nuove strade nella regione.

La cifra messa sul tavolo da Berna è esorbitante; soldi che potrebbero cambiare il volto della nostra regione, ma non certo se investiti in arterie stradali (seppur chiaramente questo importo non è pensato per essere riversato altrove). Mezzi pubblici, trasporti condivisi, bus aziendali, ciclopiste, ma anche home office, smart working e diversificazione degli orari di lavoro laddove possibile. Potrebbero essere queste le piste da seguire per trovare soluzioni senza martoriare ulteriormente il territorio di una regione, che già oggi ci chiede di essere curato e ricucito in più punti.