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Bollo, ostacolo all’innovazione

A detta di alcuni, l’abolizione della tassa di bollo d’emissione in votazione il prossimo 13 febbraio 2021 parrebbe un importante appuntamento nell’eterna lotta tra il “bene” (il lavoro) e il “male” (il capitale). In base alle mie osservazioni, a contatto con realtà aziendali, ritengo questa visione errata e semplicistica. Cito un esempio concreto tratto dalla Nzz del 27 dicembre 2021: Planted è una startup svizzera, vincitrice dello Swiss Startup Award 2021. Circa 150 collaboratori (in gran parte scienziati e tecnici) lavorano allo sviluppo e alla produzione di alternative vegane alla carne (con alcuni prodotti già disponibili al supermercato). Premetto che non conosco la realtà di Planted oltre a quanto letto sui giornali, ma la situazione di moltissime startup, anche in Ticino, è analoga: per affrontare i costi di ricerca e sviluppo (in primis gli stipendi, generalmente elevati, del personale qualificato dedito a tale attività), queste aziende devono rivolgersi a investitori disposti a sostenere il rischio insito in un’attività del genere (generalmente fondi di investimento internazionali o attori industriali), emettendo capitale azionario. Questo capitale, tuttavia, prima di poter essere impiegato è oggi colpito dalla tassa di bollo d’emissione dell’1%, e viene ulteriormente assoggettato all’imposta sul capitale e sulla sostanza (tutte imposte praticamente inesistenti in Europa). Nel caso di Planted finora sarebbero stati raccolti 45 milioni di franchi (ciò che equivale a 450’000 franchi di tassa di bollo, l’equivalente di 3-5 posti di lavoro qualificati a tempo pieno per un anno), ma la tassa di bollo si applica già a partire da 1 milione di franchi.

Va ricordato che molte startup falliscono prima di aver generato anche solo un franco di utile, ma nel frattempo possono aver dato lavoro, anche per diversi anni, a specialisti, tecnici e scienziati, e aver contribuito all’innovazione nei campi più disparati. Con la tassa di bollo d’emissione, si va quindi a colpire il carburante che serve a queste aziende per svilupparsi, in un momento in cui il successo è tutt’altro che certo.

Si parla spesso di attrarre di posti di lavoro ad alto valore aggiunto, ma anziché dotarci di costosi e spesso inefficaci incentivi, ispirandoci a un principio della medicina potremmo per prima cosa cercare di non nuocere, di evitare cioè che vi siano ostacoli inutili all’insediamento di nuove aziende. Anche il Ticino sta muovendo i primi passi nel mondo delle startup innovative e con un sì il prossimo 13 febbraio 2022 possiamo dare un concreto contributo per un Paese più attrattivo per le startup e, di riflesso, per nuovi posti di lavoro qualificati e ben pagati.