Si parla poco nel nostro Cantone dell’iniziativa in votazione il prossimo 13 febbraio che chiede il divieto assoluto, non solo di ogni tipo di esperimento sugli animali, ma persino anche, a partire dal 2024, dell’utilizzo in Svizzera di nuovi medicamenti e trattamenti testati su animali o su esseri umani.
La posta in gioco è molto alta e merita una grande attenzione da parte di chi è chiamato alle urne. L’iniziativa è estrema: in caso di accettazione metterebbe in grosse difficoltà il settore della ricerca biologica di base impossibilitata a testare ipotesi scientifiche. Per un altro verso essa impedirebbe la possibilità di curare pazienti con medicamenti e vaccini d’avanguardia non prodotti nel nostro Paese. Senza dimenticare che l’iniziativa chiede persino la proibizione di studi clinici che coinvolgono esseri umani. In altre parole, il divieto di applicare metodi diagnostici dimostratisi validi ed efficaci o terapie legate in qualche modo alla sperimentazione attraverso animali. Proibizioni inaccettabili che arrischiano sia di compromettere il progresso scientifico della Svizzera, il suo potenziale di formazione di base e continua e le possibilità di cura di pazienti particolarmente gravi, sia di ostacolare studi innovativi su malattie come il cancro o, diciamocelo pure, il Covid-19. Oggi sappiamo che è anche grazie alla sperimentazione animale che è stato possibile sconfiggere malattie che uccidevano milioni di persone, prolungare le aspettative di vita alla nascita a oltre 80 anni o attenuare le conseguenze di patologie importanti come il Parkinson. Ma pensiamo anche al vaccino, o ai vaccini, che costituiscono verosimilmente l’unica opportunità per uscire dalle grinfie della pandemia in corso. Tutti questi vaccini nella loro fase iniziale sono stati sviluppati e testati con il supporto di una sperimentazione sugli animali.
La Svizzera possiede una delle regolamentazioni più rigorose e complete in materia di protezione degli animali nel settore della ricerca. Nessuno mette in dubbio l’obiettivo generalizzato di ridurre al massimo la sofferenza degli animali e la necessità di limitare il più possibile il numero delle sperimentazioni, tanto che negli ultimi anni se ne è potuto ridurre considerevolmente il numero. Ma ciò non può essere raggiunto con divieti assoluti che non sanno tenere in considerazione l’interesse generale di una società responsabile della salvaguardia della salute dei propri cittadini. La ricerca vive di internazionalità e si attua attraverso la libera competizione fra le idee. Sarebbe da sciocchi non poter continuare a partecipare a pieno titolo alle sfide legate all’innovazione scientifica che appartengono al DNA di un paese storicamente votato al progresso coma la Svizzera. Siamo dunque in presenza di un’iniziativa esageratamente drastica che, con convinzione, va pertanto respinta.