laR+ I dibattiti

Chi ha paura delle antenne?

(Ti-press)

Lo studio più ampio condotto finora su giovani e bambini parla chiaro: non esistono legami tra le radiazioni della telefonia mobile e tumori cerebrali. L’analisi che sembra aver convinto anche la comunità più scettica, come i Medici per l’ambiente, non fa che confermare gli ormai innumerevoli testi scientifici in materia pubblicati negli ultimi anni. La sola causa rilevante delle radiazioni per la salute riguarda la suscettibilità di queste ultime di scaldare il nostro corpo e i tessuti. Questo non va sottovalutato: la medicina ritiene che un aumento di oltre 1 °C su un periodo di tempo prolungato può avere effetti potenzialmente negativi sulla salute. È quindi corretto porre dei limiti.

Prendendo sul serio queste raccomandazioni mediche, la Commissione internazionale per la Protezione dalle Radiazioni Non-Ionizzanti (Icnirp) ha emanato un limite di radiazione 50 (!) volte inferiore al valore di energia necessario per riscaldare i tessuti di 1 °C. Detto altrimenti, sul territorio di molti Stati tra cui quelli dell’Ue, un’antenna può irradiare al massimo il 2% della potenza suscettibile a riscaldare i nostri corpi in modo problematico.

In Svizzera invece no: l’Ordinanza sulla protezione dalle radiazioni non ionizzanti (Orni) va ben oltre e prevede un limite ben 10 volte più severo rispetto a quello dei nostri paesi vicini: le nostre antenne possono emettere al massimo lo 0,2% della potenza che costituisce il limite per il riscaldamento potenzialmente nocivo. Ben intenso: questo è stato il caso finora con le tecnologie 3G e 4G e vale anche in futuro per il 5G.

Chi ha dunque paura dello 0,2% delle radiazioni che potrebbero essere pericolose? Se qualcuno avesse ancora qualche riserva prenda nota che questo limite costituisce un valore massimo. Nella vita quotidiana, l’esposizione effettiva dei cittadini è notevolmente inferiore, secondo alcuni studi addirittura di 45 volte. Ma attenzione: questa esposizione proviene in gran parte dai dispositivi come telefonini, televisori, elettrodomestici vari e non dalle antenne. Tanto meno da quelle 5G che, contrariamente alle tecnologie precedenti, indirizzano le radiazioni solo ai dispositivi attivi.

Gli studi pubblicati recentemente sono la conseguenza e il risultato di una politica estremamente prudente e orientata alla protezione della salute. Per chi non si fidasse degli studi, lanci uno sguardo alle statistiche: negli ultimi anni, malgrado un utilizzo esponenziale della telefonia mobile, non si riscontrano a nessuna latitudine aumenti di tumore al cervello che possano essere ricondotti a quest’ultima.

L’attuale discussione relativa alla nuova tecnologia aggiunge un capitolo a dibattiti già condotti al momento dell’introduzione del 3G o del 4G. Nel frattempo però le basi di dati e il numero di approfondimenti della comunità scientifica sono ancor più ampi e l’utilizzo delle infrastrutture di telefonia mobile ancor più sollecitato: ma le conclusioni sono sempre le stesse. Le riserve da un punto di vista della salute possono essere sciolte.