Ci risiamo! Sgravi fiscali alle grandi imprese, e il ceto medio-basso paga.
La maggioranza borghese del parlamento ha approvato l’ennesimo sgravio fiscale alle multinazionali decidendo di abolire la “tassa d’emissione”, tassa che viene applicata sull’emissione di titoli per un valore minimo di un milione di franchi. Direi quindi che è abbastanza logico ed evidente che le Pmi non sono mai state soggette a questa tassa. L’abolizione di quest’ultima comporterà un “buco” nella cassa dello Stato per circa 250 milioni l’anno che andrà a colpire il 99% che, costretto a coprire il manco, si vedrà alzare le imposte o abbassare la qualità del servizio pubblico. La pandemia avrebbe dovuto essere un’ulteriore conferma di quanto le prestazioni pubbliche siano fondamentali per lo sviluppo e l’avanzamento di una società. Ma qualcuno, a Berna, trova ragionevole tagliare 250 milioni l’anno per fare in modo che le grandi aziende possano emettere più denaro nell’economia finanziaria, nella speculazione, che si differenzia, per definizione, dall’economia reale, in cui le persone vivono, lavorano e mangiano.
Se la “Modifica della legge federale sulle tasse di bollo” dovesse essere approvata il 13 febbraio ci ritroveremo dinanzi a due possibili scenari: il primo nel quale le imposte del ceto medio-basso si alzeranno per ricoprire il danno causato dalle forze parlamentari; il secondo invece, quello che sembra piacere molto di più alla destra borghese, sarà vedere collassare il servizio pubblico, il sistema sanitario, quello formativo e delle prestazioni sociali, lasciando allo sbaraglio milioni di persone.
Siamo ancora in un momento di crisi, in un momento fragile per la società: non ci si può assolutamente permettere di abbassare le prestazioni pubbliche per vedere gioire le multinazionali senza in seguito avere un ritorno positivo per il 99%.