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Piccole cose

(Ti-Press)

La natura si manifesta mirabilmente soprattutto nelle piccole cose diceva, più o meno, Plinio il Vecchio. Anche la natura del potere si rivela mirabilmente nelle piccole cose. La piccola cosa che mi riporta a parlare della campagna per il Polo sportivo degli eventi e dell’arroganza del Municipio di Lugano, è la risposta a un’interrogazione dei Verdi relativa alla propaganda a favore del Pse, che porta il numero 1’243. L’atto parlamentare del 12 ottobre – constatata la presenza di cartelloni, striscioni e adesivi legati alla campagna in favore del Pse in strutture pubbliche (parchi giochi e aree sportive) – chiedeva al Municipio se ritenesse lecita la cosa. In caso di risposta positiva si chiedeva se non andasse assicurato uno spazio di espressione anche alla controparte, nell’altro caso se non fosse opportuno rimuovere subito quei materiali pubblicitari.

La risposta è giunta solo il 17 dicembre. Vi si legge che «il Municipio non ha autorizzato la posa di striscioni su sedimi comunali o all’interno delle strutture pubbliche. Gli stessi sono stati posati da rappresentanti delle società sportive di Lugano che hanno sostenuto il progetto ma immediatamente tolti su indicazione dei servizi comunali». Sarà, ma proprio lo striscione segnalato nell’interrogazione, con tanto di foto e indicazione del luogo, è rimasto lì fino a Santo Stefano (rimosso solo dopo una seconda interrogazione sul tema, di cui ha dato notizia «La Regione» il 24 dicembre). Un’eccezionale dimenticanza? Crediamoci pure e andiamo avanti, perché l’affermazione sconcertante è un’altra, e riguarda gli «adesivi e striscioni con la dicitura Sì allo Sport». Luganesi e non luganesi si ricorderanno ancora la presenza ossessiva di questo messaggio, che compariva su siti, giornali, muri, siepi e recinzioni metalliche (un messaggio volutamente fuorviante, che sottintendeva un’avversione allo sport da parte dei sostenitori del referendum). Ebbene, ci dice il Municipio, «si tratta di una campagna assolutamente apolitica che, culminata con l’evento Sì allo Sport del 30-31 ottobre 2021, verrà riproposta anche nel fine settimana del 21-22 ottobre 2022». Saremmo dunque di fronte a una semplice coincidenza, senza alcun risvolto politico. Mentre ci si avviava a una delle votazioni più tese degli ultimi decenni, venivano investiti migliaia e migliaia di franchi in una campagna «assolutamente apolitica» in favore dello sport, che per puro caso utilizzava gli stessi colori degli appelli al Sì: quel verde e giallo che ha intasato per settimane schermi e carta stampata. Non si erano accorti, i promotori di questa campagna «assolutamente apolitica» – culminata in partite gratis, maccheronata e animazioni varie – che la loro iniziativa si sovrapponeva cronologicamente alla campagna di votazione. Né si sono accorti che oltre ai colori stavano usando anche lo stesso logo (un tondo verde con scritta gialla, o viceversa) con gli stessissimi caratteri: in un caso con la dicitura «Sì allo Sport», nell’altro con «Sì al Polo Sportivo e degli Eventi 28.11». Stupefacente!
La breve risposta del Municipio (una mezza pagina, giunta quasi un mese dopo la votazione) è una sconcertante presa in giro e nel suo piccolo illustra come l’arroganza del potere cittadino stia diventando pervasiva e quasi “naturale”, fisiologica, manifestandosi nelle forme più disparate: dagli esercizi notturni di carpenteria pesante a risposte come questa, passando per l’accenno ai «delinquenti» recentemente sfuggito al sindaco (e dico sfuggito perché rimanga almeno, su tutte queste cose grandi e piccole, il dubbio che a produrle possa esserci più leggerezza che deliberazione).

A mo’ di lieto fine possiamo almeno riconoscere che la gagliarda e ubiquitaria campagna gialloverde – sia nella versione più esplicita sia in quella «assolutamente apolitica» – ha portato in questa difficile congiuntura la proverbiale “boccata di ossigeno” a media, grafici, agenzie pubblicitarie, pastifici e bar. Sono stati investiti, in quei due mesi, centinaia di migliaia di franchi: una manna che ha fatto girare, come si dice, l’economia (e non solo quella). Chi si opponeva al progetto di Polo sportivo è stato invece meschino anche in questo, fermandosi a 30’471 franchi. E qui si apre un altro tema non irrilevante per il funzionamento della democrazia, ma lo lascio lì a mezz’aria.