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Trasporto passeggeri ultraveloce in gallerie?

Dopo aver esaminato il “Piano dei trasporti 2050” recentemente pubblicato dal Dipartimento federale dei trasporti (Datec), in una ricerca da me recentemente pubblicata su Linkedin ho tentato di fornire una panoramica di quanto è stato fatto in Svizzera in passato e di quanto si sta facendo attualmente, anche politicamente, nella ricerca e nello sviluppo di nuove tecnologie di trasporto ultraveloce di passeggeri in gallerie sotterranee sottovuoto, analoghe a Swissmetro rispettivamente – oggi – SwissMetro-NG, Hyperloop e progetti simili.

Non si capisce perché il Consiglio federale non abbia ancora nominato una commissione di esperti giuridici e tecnici (tra cui Epfl e Ethz) per delineare un quadro adeguato a queste nuove tecnologie innovative di trasporto, analogamente a quanto è stato fatto nel XIX e XX secolo per le ferrovie svizzere. Nella prima commissione c’era anche Alfred Escher. Ciò è particolarmente imprudente, considerando la prospettiva dello sviluppo di tali rivoluzionari sistemi di trasporto passeggeri e i loro possibili benefici per la nostra economia e le nostre esportazioni, e il loro impatto globale sull’ambiente e le emissioni di CO2.

Dato che tali sistemi dovrebbero essere sviluppati e diffusi in Europa e nel resto del mondo in futuro, la Confederazione dovrà confrontarsi con questi problemi, che le piaccia o no. Attualmente si stanno ignorando tendenze e sviluppi evidenti con progetti ambiziosi già in corso in Europa – in Olanda e Spagna tra altri –, oltre che negli Usa e in Canada. Se la Svizzera vuole essere integrata in una rete europea ultraveloce, dovrà – prima o poi – sviluppare un quadro normativo che permetta – almeno – l’accesso e l’integrazione territoriale di tali infrastrutture.

Il ruolo della Svizzera quale luogo di transiti d’Europa, ancora una volta, potrebbe risultare importante per lo sviluppo di tali tecnologie, nella stessa Europa, come pure per favorire una “normalizzazione” tra i diversi nuovi progetti e la loro integrazione con le infrastrutture di ferrovia tradizionali esistenti.

Il nostro paese ha anche l’opportunità di fare da apripista rilanciando il progetto Swissmetro, in particolare con gli ultimi sviluppi tecnologici che portano a Swissmetro Versione 2.0 ovvero SwissMetro-NG.

Quale crocevia storico e geografico dell’Europa, la Svizzera ha anche il dovere morale e l’interesse a prevedere e integrare queste nuove tendenze dirompenti di sviluppo dei trasporti. I sistemi di trasporto passeggeri ultraveloci come Swissmetro, SwissMetro-NG e Hyperloop non sono stati nemmeno menzionati nel “Piano dei trasporti 2050”, nonostante la decisione parlamentare 17.3262, oltre ad altre. Ciò, nonostante il fatto che Swissmetro sia un’invenzione svizzera dell’ingegnere dell’Epfl Rodolphe Nieth, che ha preceduto Hyperloop di circa tre decenni e che tecnologicamente è ancora avanti, malgrado questo lungo ritardo.

Come nel caso delle ferrovie nel XIX e XX secolo, i tempi sono maturi perché il Consiglio federale nomini una commissione di esperti per valutare e preparare le basi per lo sviluppo di sistemi di trasporto passeggeri ultraveloci in tunnel sotterranei.

La sfida attuale per il nostro paese, 30 anni dopo lo straordinario impulso del progetto Swissmetro iniziato negli anni 70, non è purtroppo più quella di essere un precursore, ma di evitare di rimanere una “zona nera” senza trasporti interni ad altissima velocità e addirittura – sarebbe un doppio scacco – senza collegamenti analoghi in provenienza dall’estero.

Le riunioni del G20 a Roma e la Cop 26 a Glasgow, ma anche gli eventi degli anni precedenti (Parigi 2015 ecc.) avrebbero dovuto allertare il Consiglio federale. La Svizzera ha le capacità per la ricerca e lo sviluppo pertinenti con i suoi Politecnici Federali, le Università di Scienze Applicate e le società svizzere di ingegneria e industriali. Può ancora adottare strategie proattive volte a ridurre l’impatto dei trasporti interurbani e transcontinentali sul paesaggio e sul clima nel nostro paese e su scala mondiale, senza dover aspettare che siano i privati a proporre soluzioni per gestire meglio il futuro dei trasporti pubblici e del loro impatto sul territorio, in Svizzera e all’estero.