I dibattiti

Progetti futuri per Chiasso? ‘A me paiono visioni oniriche’

Renzo Galfetti, presidente della Commissione di quartiere di Pedrinate-Seseglio, ribatte a Davide Lurati, capodicastero Pianificazione di Chiasso

Sicché a Chiasso avremo la spiaggia grazie al Faloppia rinaturato (leveranno gli argini? dicono che piace a Bellinzona, mah…), palestre e grande area di svago al posto dei binari in via Rampa, via Alighieri trasformata in salotto urbano e lo smantellamento dell’autostrada sostituita da un’imponente galleria sotto il Penz. Così parlò il Municipio (mun. Lurati sulla Regione di sabato), peraltro non mancando di sottolineare la certezza della gratitudine dei posteri. A me paiono visioni oniriche. O slogan da campagna elettorale anticipata. Certo, se chiudiamo gli occhi e fantastichiamo i progetti sono suggestivi (appunto…) e possono pure piacere.
Dovremmo però fare finta che l’acqua del Faloppia, putrida e maleodorante per gli scarichi delle industrie italiane, sia pura e trasparente come la Verzasca, le “Maldive di Milano”. E contare sulla clemenza del tempo che ci risparmierà piene ed esondazioni.
La “civilizzazione” dei binari in via Rampa è pure affascinante ma bisogna contare su un potenziale di utenti che ora non c’è: per poco più di 7’000 abitanti che già hanno a due passi il Penz, il centro sportivo, le piscine e quant’altro quel progetto pare troppo ambizioso. Ed il centro culturale, sempre per le nostre proporzioni e per il quale già si spendono 2 milioni ogni anno per mantenerlo, ha veramente la necessità di un viale di lusso sul quale fare passerella e accarezzare il proprio ego? Per non dire dell’autostrada sotto il Penz, sempre fantasticando: si conta sul fatto che i TIR saranno incolonnati in galleria o che verranno fermati a nord sino a Mendrisio e oltre? Ed i necessari grossi pozzi di aerazione sbucheranno a Pedrinate infestando l’aria dell’unico quartiere bucolico del Comune? Oppure non si faranno quei pozzi e si impedirà l’accesso in galleria ai TIR, dirottandoli su Corso San Gottardo? È cosa buona e giusta che i politici abbiano delle visioni e pensino al futuro. Però con i piedi per terra e tenendo conto del passato. Il passato ci insegna che la grande ricchezza di Chiasso (non esiste Comune al mondo che, con 7’000 abitanti abbia le strutture sociali, sportive, culturali, scolastiche e parascolastiche che ha Chiasso!) , ricchezza ora svanita, fu dovuta all’attrattività fiscale. Avevamo un moltiplicatore d’imposta al 60-65% (oggi 90%!) ed ogni anno vi erano eccedenze da accantonare. Allora (anni 70) ad esempio i dipendenti del Comune erano ca. la metà degli attuali, territorio e popolazione identici. Lo studio “Chiasso 2000” da me proposto e commissionato dal Comune negli anni 90 ad un gruppo di illustri e autorevoli esperti lo ribadisce: la carta vincente di Chiasso è e deve essere l’attrattività fiscale. Non abbiamo il lago… ed il Faloppia non lo può sostituire. Visioni e futuro, si diceva. Ma con l’accortezza imperativa di fissare la scala delle priorità. La priorità numero 1, non v’è ormai chi non ne convenga, è la fusione di Chiasso con i Comuni confinanti che ne costituiscono l’agglomerato. Da questo obiettivo non si scappa, è sempre più imprescindibile sia per affrancare una situazione di fatto già esistente, sia per ovvia migliore, più economica ed efficiente amministrazione, sia per maggior importanza politica eccetera eccetera. Chiasso non può però illudersi di presentarsi alla proposta di nozze con le salopette ed un mazzo di fiori appassiti. Deve riorganizzarsi, ristrutturare l’amministrazione radicalmente, arrivare ad abbassare il moltiplicatore almeno all’80%. Ma non basta. Da poco tempo nei quartieri dei grossi centri (Bellinzona, Lugano e Mendrisio) che già hanno aggregato i Comuni confinanti (ora appunto declassati a quartieri) tira un ventaccio di delusione, di insoddisfazione: lamentano di essere trascurati. La fusione di Chiasso con il Comune di Pedrinate (con Seseglio) risale al 1975: è possibile presentare questa fusione ai Comuni confinanti quale referenza positiva? Bisogna chiederselo e prepararsi a dimostrarlo evitando l’imbarazzo. Magari rimediando in fretta a qualche dimenticanza ed evitando di presentarsi oberati da debiti per la realizzazione di sogni fuori dalla realtà. A meno che non si sia trovata fra i binari, o nel greto del Faloppia, o in qualche cantina del centro culturale, o nei boschi del Penz, la macchina per stampare i soldi. Diamoci una mossa.

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