Gli adolescenti sono, a tutti gli effetti, la fascia più danneggiata dalle chiusure continue e dai confinamenti che abbiamo conosciuto in questi anni. I ragazzi non sono usciti il fine settimana con gli amici, non hanno preso l’autobus, non hanno fatto sport, né sono andati a teatro. Tra insegnanti impreparati all’emergenza, giornali che passano dall’indifferenza assoluta all’allarmismo paternalista, politici che si dimenticano di loro e poi improvvisamente se ne ricordano, chi ascolta davvero i ragazzi?
Gli adolescenti hanno vissuto qualcosa d’inedito e hanno bisogno di adulti di riferimento che li aiutino e li coinvolgano. Venuta a mancare la libertà, emergono tantissimi problemi in parte preesistenti, ma che ora sono sotto gli occhi di tutti. Tra le cause principali dello stress dei ragazzi c’è quella di vivere lo stress dei genitori, che pesa moltissimo su di loro. Oltre, naturalmente, alla mancata socializzazione con i loro pari e al pensiero della morte, mai come ora così vicino e concreto.
Spero che la scuola della “ripartenza” possa sfruttare gli spazi della città, non solo a Lugano, l’esterno, i parchi, i musei. Quello che non si sapeva fare prima, speriamo lo si sappia fare ora. Se le paure non sono uguali per ognuno – chi ha paura a uscire, chi ha paura all’idea di tornare a scuola – tutti sono d’accordo che la scuola (in presenza) è fondamentale.
La pandemia ha peggiorato una situazione problematica. Per molti ragazzi che hanno una situazione di fragilità familiare la pandemia ha rappresentato soprattutto problemi logistici, per i ragazzi nati in famiglie immigrate un regresso scolastico importante. Vertigine da uscita, sindrome della capanna, sindrome del prigioniero, ne abbiamo sentite varie in questi anni, ma la verità è che solo tra qualche tempo si potrà capire se i ragazzi saranno davvero usciti da questa condizione di autoisolamento forzato. A noi, adulti o giovani adulti, il compito di sostenerli.
A cambiare completamente è proprio la loro idea di cosa li aspetterà dopo: un mondo che offre solo uno scorcio di futuro. Il vero problema è il vuoto, la mancanza di un luogo della comunicazione, non c’è più il “muretto” che in fondo è l’unica cosa di cui hanno bisogno. Ascoltare questi ragazzi è qualcosa che oggi tutti dobbiamo fare. Se non altro perché ce lo stanno chiedendo.