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Sabbia & Co

Chi non ricorda le vacanze estive lungo i litorali marittimi. Da bambini, ragazzi, giovani adulti, genitori e nonni. Ogni età ci mette in contatto con la sabbia della spiaggia. Di vario colore, forma, bagnata o asciutta fa giocare e divertire. Istiga il desiderio di scavarci dei buchi a far entrare le onde del mare o canali per creare percorsi, miniature di corsi d’acqua o percorsi per le biglie. Soprattutto stuzzica la fantasia quando si tratta di manipolarla o costruire: polpette, torri con il secchiello, castelli, dighe o monumenti che abbelliscono per un istante la battigia.

La sabbia si origina dall’erosione delle rocce. Gli agenti atmosferici quali in particolare il vento, l’acqua, la temperatura esercitano delle azioni fisico-meccaniche che formano i granelli di sabbia. Sono di varia origine e composizione: quarzifera, ferrosa, calcarea, micacea. Questi pezzetti di roccia di alcuni millimetri di diametro sono trasportati e depositati lungo specifiche aree geomorfologiche: litorali marini, delta di fiumi, bacini lacustri, deserti e ghiacciai.

Essa costituisce una delle componenti principali del calcestruzzo: un conglomerato cementizio composto da cemento, sabbia, ghiaia, acqua e aditivi chimici. Costituisce uno dei materiali principali da costruzione: versatile, con buone proprietà meccaniche e durevole. Un materiale fra i più usati al mondo, assieme al cemento, dove al momento i maggiori utilizzatori sono la Cina e l’India. Due nazioni in pieno sviluppo, specialmente quella asiatica. Quindi esiste una grande necessità di sabbia. Il globo ha vaste zone ricoperte di questo materiale. In particolare i deserti.

Tuttavia, la sabbia deve possedere una buona qualità, una buona curva granulometrica, cioè una variegata distribuzione di granelli con diametro diverso. Questa non capita in tutti gli ambienti di depositi geologici. Nei deserti la tipologia non è sempre soddisfacente, malgrado le immense quantità. Infatti i forti venti che soffiano lungo queste immense aree impoveriscono le sabbie dalle componenti più fini e le trasportano a grandi distanze. Non di rado i granelli del deserto del Sahara raggiungono l’Europa. La rotondità dei granelli non è sempre una qualità cosi determinante per produrre del calcestruzzo al di là della sua lavorabilità.

Quelle di deposito fluviale e lacustre sono adatte. Sono maggiormente differenziate nei diametri. Naturalmente la loro estrazione, soprattutto se effettuata su larga scala, crea dei problemi ai sistemi ecologici. La regolamentazione varia a seconda del paese. Il trasporto e la miscelazione di varie componenti sabbiose può essere una soluzione per procurarsi sabbie adatte. Tuttavia, queste attività sono collegate a dei costi e ad un impatto ambientale aggiuntivo. Per ovviare in parte a questo problema sono in parte utilizzate le componenti fini dei materiali di scavo oppure, nelle regioni dove le sabbie si sono accumulate e depositate per azione dei ghiacciai, queste ultime sono estratte dalle cave. Come in Svizzera. Mentre le estrazioni lacustri e fluviali sono molto limitate.

Una diminuzione dell’impatto ambientale è tutt’ora in corso tramite l’uso di calcestruzzo riciclato oppure tramite sostanze aggiuntive al cemento, le quali possiedono in parte una capacità legante, cioè un’idraulicità e riducono la produzione di anidride carbonica. Questi aggiuntivi sono la polvere di carbonati, marmi, ceneri volanti, fumo di silice, ceneri di carbone o legno, resti di polveri dei forni per la produzione di cemento e meta-caolino. In aggiunta, resti di pneumatici triturati, plastiche e fibre si aggiungono alla lista di materiali potenzialmente utilizzabili per produrre calcestruzzo, per costruire case e per permettere lo sviluppo di intere aree geografiche riducendo al minimo possibile l’impatto ambientale del globo.