La pandemia ha evidenziato il delicato equilibrio tra democrazia e scienza. Una delle tesi ricorrenti è che quando la materia è complicata, gli “ignoranti” dovrebbero stare in silenzio e affidarsi ai “tecnici”. Questa tesi può essere ragionevole quando si parla di un problema tecnico, meno quando si parla di una decisione politica. Per esempio, se è ridicolo che un medico si metta a contestare le valutazioni tecniche di una commissione incaricata di valutare diversi modelli di caccia-bombardiere, è perfettamente legittimo che quel medico, dal punto di vista politico, ritenga inaccettabile acquistare un caccia-bombardiere dagli Stati Uniti d’America. Allo stesso modo, non ha molto senso che dei profani dibattano in merito all’efficacia di vaccini, trattamenti medici e provvedimenti sanitari. Ha però molto senso, ed è il succo della democrazia, che tutti – “tecnici” e “ignoranti”, a pari dignità – discutano sulle regole che la nostra società è disposta a adottare per tentare di limitare la pandemia. Del resto, se è il meteorologo a dirci che tempo (probabilmente) farà domenica prossima, tocca a noi decidere cosa faremo quel giorno. Caso mai, ed è questa la scelta politica, la maggioranza può imporre a tutti di stare a casa in caso di brutto tempo, o lasciare che ognuno decida per sé, o obbligare tutti a uscire per godersi una bella giornata di sole. In democrazia, restando sull’esempio della meteo, si deve pure accettare che qualcuno dica di affidarsi maggiormente ai propri dolori reumatici che alle previsioni di MeteoSvizzera. I “tecnici”, nella maggior parte dei casi, non sono del resto né unanimi, né infallibili e sarebbe una dimostrazione di pericolosa pigrizia intellettuale accettare acriticamente qualsiasi affermazione solo perché proviene da un “tecnico”. Il pensiero razionale non è del resto una prerogativa dei “tecnici” e non c’è (sempre) bisogno di una laurea specialistica per capire l’utilità o la coerenza di una misura. Ciò premesso, in un ambito delicatissimo come la salute pubblica, dove una decisione può influenzare la vita di migliaia di persone, è però fondamentale che il dibattito pubblico avvenga sulla base di informazioni scientifiche corrette e accurate. In questo contesto è essenziale il ruolo degli organi di informazione ai quali incombe il difficile compito di verificare, e spiegare al loro pubblico, la realtà fattuale delle varie affermazioni (indicando, quando è il caso, dove non c’è certezza in materia). In ogni caso, va scongiurata una deriva che mi sembra sempre più concreta: uno sterile scontro tra opposti fanatismi, dove lo sforzo principale è quello di trovare l’insulto più creativo da rivolgere all’altro, o auguragli la disgrazia più repellente. Oggi più che mai abbiamo bisogno di una forte coesione sociale, perché solo con il rispetto reciproco sarà possibile trovare soluzioni durature e condivise.