I dibattiti

Scienza, democrazia e libertà degli ignoranti

Persone che a scuola faticavano in matematica esprimono pubblicamente la loro valutazione sulla pandemia interpretando a modo loro statistiche di decessi, contagi e vaccinati. Laureati in discipline umanistiche che ci spiegano il funzionamento del nostro sistema immunitario. Gente che dopo aver navigato per un po’ in rete crede di essere in grado di mettere in dubbio le affermazioni di esperti delle nostre università e dei nostri politecnici.

La democrazia non può basarsi solo sulla libertà di espressione e opinione di ogni singolo individuo che partecipa al dibattito pubblico, perché non è vero che “uno vale uno”. Una democrazia, per poter funzionare, deve affidarsi anche alla conoscenza di chi ne sa di più, che si è formato e ha dimostrato di essere competente in un determinato ambito.

Il fatto che persone poco o per nulla competenti si permettano di esprimere i loro giudizi e le loro valutazioni, ad esempio, sul funzionamento di una vaccinazione, non sarebbe da censurare ma piuttosto da biasimare. La loro ignoranza rischia di essere doppia non solo perché sono ignoranti, ma perché non si rendono neanche conto di esserlo, non ponendosi neppure la domanda se sanno di cosa stanno parlando.

La scienza, come altri saperi specialistici, è democratica non perché ogni persona può esprimere la sua opinione sul suo stato dell’arte. La scienza è democratica perché il suo sapere è pubblico e condiviso all’interno della comunità scientifica internazionale. Ogni persona può partecipare al dibattito scientifico, criticando ad esempio le ipotesi di taluni scienziati e proponendo, sulla base di nuovi studi e prove, delle ipotesi alternative, a condizione che conosca le regole del gioco e sia abbastanza sapiente e competente per giocare.

Se così non fosse forse la cosa più saggia da fare sarebbe rimanere in silenzio, accettando la propria ignoranza in quell’ambito e fidandosi dei risultati, sempre parziali, raggiunti fino a quel momento dalla comunità scientifica.

La democrazia moderna nasce insieme alla ricerca scientifica e all’educazione alla cultura, sia scientifica che umanistica. Il suo ideale non è mai stato la costituzione di una società che avesse come fondamento unicamente la libertà di opinione e di espressione di tutti, anche degli ignoranti. Se così fosse regnerebbe il caos, non saremmo più in grado di distinguere la cultura dall’incultura, il vero dal falso e non sapremmo più di chi fidarci, con il rischio di spianare la strada a novelli pifferai della menzogna.

La democrazia dovrebbe poter concedere ad ognuno la possibilità di formarsi, trovare la sua strada ed essere riconosciuto per i suoi sforzi, le sue competenze, il suo sapere e il suo mestiere, qualunque esso sia. Altrimenti che senso avrebbe andare a scuola?