I dibattiti

Fedez, il problema sta nel palco

Ho seguito con un misto di sconcerto e di preoccupazione quanto avvenuto sul palco del primo maggio nella vicina Penisola, anzi, quanto avvenuto dopo. Non sono mai stata una bacchettona della musica: i giudizi sui gusti musicali delle persone mi sembrano stupidaggini, che ognuno ascolti cosa gli pare e cosa gli piace, ma è ovvio che in questo caso il punto non sia stabilire o meno il talento o la bravura di Federico Leonardo Lucia (in arte Fedez) come cantante. La questione, a mio avviso, non risiede nemmeno nel contenuto del suo messaggio: come non si fa a non essere d’accordo con lui? Non c’è ombra di dubbio che i diritti degli omosessuali siano sacrosanti (forse non era quella la sede più indicata dove tematizzarlo, giacché il tema del lavoro urge oggi più che mai e il primo maggio dovrebbe ancora essere l’ipocrita festa dedicata a chi lavora); non ci piove nemmeno sul fatto che sia orrido e imbarazzante censurare (o tentare di farlo) la libertà di dire quello che si pensa su un palco. E quindi, dove sta il problema? Il problema sta nel fatto che Fedez, su quel palco, non ci sarebbe proprio dovuto salire (ammesso che abbia senso il concertone, ovvero la sostituzione della protesta di piazza con la musica e la spettacolarizzazione). Perché Fedez, oltre ad essere un miliardario (che non è una colpa, ma forse un po’ sì), ha un contratto con Amazon, che è il killer dei diritti dei lavoratori per antonomasia. Perché Fedez è la quintessenza della capitalizzazione del like come mezzo per accrescere la propria influenza, non solo economica, a questo punto, ma anche politica. E questo è estremamente pericoloso. Grattiamo un po’ la superficie: la comunicazione non passa solo attraverso i contenuti verbali, ma anche attraverso altri segni. Non solo il contenuto, quindi, ma anche il contenitore. Che messaggio passa, quindi, il contenitore-Fedez? Basterebbe guardare la sua foto con la moglie e il bambino immediatamente instagrammato e quindi monetizzato (nemmeno il tempo di nascere), per capire che il messaggio è tutto basato sul successo, sul like e sulla crescita di popolarità. Perché più la mia popolarità cresce, maggiore è il numero dei miei follower, maggiore è il mio prestigio e maggiormente cresce la mia influenza. E quindi voi della Rai non potete dirmi niente, abbassate la cresta: sono più potente io. Quale vittoria rappresenterebbe, questa, quindi, per un normale cittadino o per una normale cittadina? Nessuna. Fumo negli occhi. Il potere di un singolo può certo distruggere un altro potere, più piccolo, ma è qualcosa di molto aleatorio. La vera forza sta nella comunità, che qui è completamente esclusa. Andiamo oltre: che idea del corpo ha Fedez? Un corpo come teatro di cittadinanza? O un corpo come merce da vendere? Fatevi la vostra idea. A me basta guardare la foto in cui è seduto vicino a un’auto molto lussuosa per capire quali messaggi stia veicolando da un po’, specie fra le giovani generazioni. Gli ideali sono lontani anni luce. E ancora più lontani i tempi in cui persino De Gregori veniva cacciato dai palchi e accusato di utilizzare i temi della sinistra per arricchirsi…