Il nostro sistema sanitario è gravemente malato, e necessita di cure. Non palliative, per semplicemente lenire il dolore, ma alla radice: va smontato completamente e rimontato in maniera diversa. La gravità del problema è conosciuta, ma la ricerca di soluzioni risulta difficile: l’assemblea federale è ostaggio delle lobby e gli interessi particolari bloccano qualsiasi vera riforma.
Giusto, come si sente ripetere in questi giorni, puntare alla riduzione dei costi laddove possibile. Ad esempio evitando quel 20% di prestazioni e trattamenti sanitari che secondo gli approfondimenti dell’Ufficio federale della sanità sono fondamentalmente superflui. Oppure agendo finalmente sul prezzo dei farmaci, che in Svizzera risultano fino a 8 volte (!!!) più cari rispetto all’estero. Oppure ancora favorendo la medicina di famiglia rispetto a quella specializzata.
Bisogna però avere il coraggio di ammettere che il margine di manovra sui costi è limitato se non si vuole intaccare anche la qualità del servizio e l’universalità del diritto alla cura. Abbiamo un sistema sanitario di alto livello e qualità, i cui costi sono in linea con i sistemi sanitari dei Paesi europei: non è a questo che dobbiamo rinunciare.
Il nostro problema più grande non sono quindi i costi, ma il finanziamento. Sul corto termine è essenziale aumentare le riduzioni dei premi per le persone meno favorite, ma sul medio e lungo termine serve un capovolgimento del sistema, con un finanziamento equo, solidale e sostenibile finanziariamente per chiunque, con premi in base al reddito e alla sostanza.
Ma per cambiare il sistema servono altre maggioranze in parlamento. Quelle attuali già troppe volte hanno dimostrato la propria suscettibilità ai desiderata delle lobby.
Senza questo cambio di maggioranze, servirà una rivoluzione. Una rivoluzione dal basso, alla Svizzera, tramite iniziative popolari che obblighino poi anche quella parte di politica che si fa manovrare dalle lobby, a finalmente agire.